Basta parlare di sbarchi: intervista a Cristina Giudici

“Basta parlare di sbarchi.” Lo dice Cristina Giudici, che vedete in quest’intervista, giornalista di punta del Foglio di Claudio Cerasa e nuova direttrice di un sito: www.nuoveradici.world

“Un progetto editoriale che nasce con l’obiettivo di creare una narrazione nuova sul melting- pot italiano, contro quella mainstream concentrata solo sugli sbarchi. Abbiamo un milione di nuovi italiani e due milioni di under 18 che stanno per diventare anch’essi italiani”

Un tentativo insomma di uscire dalla retorica sterile e scurrile di chi guarda allo straniero come ad un ostacolo, nel lavoro e nella società. Un modo anche per sottolineare come il calo demografico sia alla base della domanda di stranieri in Italia, per intraprendere lavori che gli italiani non vogliono più fare e per supportare quella curva pensionistica che vedrà la sua massima impennata nel 2050 quando gli anziani supereranno la popolazione attiva e i conti pubblici rischiano di saltare per aria.

Una realtà che occorre pertanto cominciare a raccontare anche perché “ci sono 40 mila studenti universitari stranieri che stanno per uscire dagli atenei italiani per ricoprire posizioni apicali nelle aziende nostrane e altri 40 mila che già si trovano nelle nostre imprese”

Insomma un fenomeno che non si può eludere né ignorare alla luce del fatto che di questa realtà noi abbiamo bisogno. “Un fenomeno che è diventato emergente e prioritario che necessariamente è parte della dialettica politica,  per questo abbiamo deciso di parlare dei nuovi italiani”

Cristina è orgogliosa della sua creatura che fa già registrare numeri da capogiro, con un seguito soprattutto nel mondo afro – italiano, particolarmente intraprendente nel fashion, che raccoglie un seguito proprio tra quei giovani stranieri che guardano all’Italia come al Paese delle opportunità.


Un racconto anticiclico, per usare un linguaggio borsistico: nel momento in cui tutti puntano, parlano, pontificano, delle espulsioni degli immigrati, qualcuno ha il coraggio di percorrere una strada alternativa. O forse sarebbe meglio dire: logico – alternativa.


Non si può fermare il vento con le mani. Qualunque racconto vada nella direzione di descrivere un paese autoctono che difende le sue radici, contro l’invasione globalista,  dimentica che le nostre radici vengono da lontano. Dalla Grecia, dalla Persia, dall’Africa. Quel mondo oggi si mescola con il nostro, in un incontro che ha ragioni demografiche e culturali, economiche e storiche, umane ed intellettuali.

“C’è una generazione di nuovi italiani completamente ignorata, di questi noi vogliamo parlare”.

La distrazione di massa della Sea Watch e di Carola, della nave Diciotti e dei decreti sicurezza, dell’allarmismo ingiustificato, dell’uomo di colore sempre pronto ad usare un machete, come una volta il siciliano negli Usa veniva indicato come l’uomo della coppola e della rivoltella,  appartengono al vano tentativo di voltare da un’altra parte lo sguardo, mentre la storia ci scorre accanto.

Voltare pagina è diventata una necessità. Ed esigenza di una società impegnata a comprendere se stessa.

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