A proposito di Covid-19 e imprenditori, c’è stile e stile

Imprenditori, c’è stile e stile:

“Nessuno incontri nessuno”, ha detto poche ore fa un noto medico di un noto ospedale lombardo, invitando la gente ad evitare qualunque contatto. Stare a casa, è l’unico modo di debellare questo virus.
In effetti cominciano a vedersi dei piccoli risultati, ma forse sarà opportuno fare qualche riflessione

La prima: in Lombardia i vertici della Regione dispensano ottimismo a piene mani. Non gliene faccio un torto. È importante pensare positivo. Anche a Roma, sponda Governo, dispensano ottimismo.

Domenica sera è stato curioso osservare il siparietto tra il Ministro Speranza e il duo Fazio – Burioni in collegamento da Milano. Da Milano infatti, in modo pressante, veniva continuamente chiesto di fare i tamponi agli asintomatici a casa. Da Roma il ministro rispondeva: “l’Organizzazione mondiale della Sanità dice nei suoi protocolli che non serve.”

Mi domando: chi comanda in Italia?
Quanto pesa mediaticamente quest’insistenza verso Roberto Speranza, alla luce del fatto che il Ministro si attiene a delle linee guida internazionali? Chi dovrebbe chiedere all’OMS di rivedere i suoi protocolli? Un politico, o un medico che ha in questo momento un enorme potere, scientifico e mediatico?

Perché in termini medici può pesare molto di più la presa di posizione di un illustre medico riconosciuto a livello internazionale, di un burocrate, per quanto ministro. Perché, chi di dovere, cioè il mondo scientifico italiano, a partire dal suo più illustre e valente scienziato presente in studio, non fa sentire la sua voce a livello internazionale?

Seconda osservazione: è passato un mese e nove giorni da quel 21 Febbraio in cui tutto è cominciato. Ci sarebbero stati, è lecito ancora dubitarne secondo quanto dice l’Istituto Superiore di Sanità, più di 10.000 morti per il Covid-19.

Centomila persone, ma i medici concordano nel dire che i numeri sono dieci volte superiori, cioè un milione, avrebbero o avrebbero avuto il Covid -19. Qualcuno è responsabile?

Qualcuno ne risponde nel Paese, di questa tragedia umanitaria? Qualcuno che ha responsabilità amministrative pubbliche, risponde della mancata attuazione di un piano emergenziale in caso di catastrofi? Del fatto che dopo 40 giorni dall’evidenza empirica della presenza del virus, manchino ancora le mascherine, i camici, i respiratori polmonari, qualcuno di tutto questo risponde ed è responsabile, oppure abbiamo scherzato?

Sulla TV del servizio pubblico è possibile reperire colleghi che abbiano la forza dell’indignazione popolare in grado di manifestare lo sdegno che ho raccolto io ascoltando parte del popolo bergamasco, cui sono stati anche sottratti i corpi dei propri parenti defunti, cremati, senza neppure sapere dove si trovino le ceneri?

Perché non è che possiamo fare finta di nulla. Mancano persino medici ed infermieri negli ospedali, ma nessuno dice “abbiamo sbagliato”. Ci sono 34 medici che sono morti per fare il loro dovere: salvare vite umane. E secondo quanto riferiscono le cronache si sarebbero infettati in ospedale. Di più: alcuni ospedali avrebbero dichiarato di essere sul punto di dover chiudere a causa del fatto di essere diventati un focolaio della malattia.

Di grazia: tra Governo centrale e governo lombardo, ci saranno delle responsabilità, o no? E volendo anche posporre questa ricerca di verità a quando l’emergenza sarà finita, possiamo chiedere che i milioni di mascherine che mancano, le centinaia di respiratori che ancora non ci sono, arrivino, approssimato per difetto, entro le prossime 24 ore?

Perché a me risulta che invece i milioni di mascherine manchino ancora; che la decisione di convertire la produzione autoctona di tessuti in mascherine non si possa ancora attivare a causa di ritardi burocratici e che in tanti ospedali dovranno cavarsela da soli.

Ancora un’altra osservazione. Nelle scorse ore un noto, notissimo, imprenditore ha fatto un video per la sua rete vendita. Li ha spronati a vendere perché i suoi giornali, la sua televisione e il sito del giornale stanno facendo grandi numeri grazie a questa tragedia.

Lui si sente come agli albori della sua attività d’imprenditore, dice. E snocciola tutti i soldi che sta raccogliendo in pubblicità. Il video circola, l’hanno visto in tantissimi. “Guadagneremo più dello scorso anno malgrado quanto accade”. Il giornale di famiglia non ha ancora detto nulla Il sito ha postato una breve nota. La TV, non so.

I noti personaggi che lavorano per lui e che sanno che sono queste le leggi che governano il loro lavoro, non sentono di dire una parola (almeno, non ancora). Qualcuno, sui social, persino lo giustifica. Altri lo difendono: “crea lavoro”, “parlava alla sua rete vendita”.

A me è parso inappropriato e, lo voglio dire a chi mi ha minacciato di querela, costringendomi a togliere il video pubblicato su Youtube, non da me, che trovo questo modo di essere assolutamente privo di etica e di qualunque forma di rispetto umano che si deve alle migliaia di vittime di questi giorni. Semplicemente perché penso che ci sono momenti in cui bisogna posporre il profitto anteponendo il momento del lutto, del silenzio: per celebrare un momento di dolore collettivo.

Si può dire al telefono in modo riservato ad un amico, qualche minuto dopo un terremoto che ha fatto centinaia di vittime, di stare sorridendo per tutto il business che si potrà fare nelle settimane successive; altri ritengono di dover motivare la rete vendita a cogliere il momento della tragedia per cavalcare l’occasione data da 10.000 morti. Ho letto che lo stesso imprenditore avrebbe fatto un nuovo video, per spiegare il senso del suo intervento, cercando di mettere una pezza ad un passo che evidentemente lui stesso pensa essere stato sbagliato.

Poiché non sono uno che con furia iconoclasta attacca impropriamente le persone e siccome so che più che giudicare è meglio provare a dare delle soluzioni, nella vita, vi propongo modestamente questa.

Nel video che vedete qui sotto c’è un noto e facoltoso imprenditore lombardo. Si chiama Roberto Bernardelli, è titolare di due alberghi nel centro storico di Milano. Alberghi colpiti duramente dai provvedimenti del Governo. Ieri, domenica 29 Marzo, ha deciso di distribuire pasti caldi ai cittadini pensionati dell’Area C di Milano, in difficoltà economica in questo momento.

Il giorno in cui vedrò il noto imprenditore di cui sopra, prendere la macchina e distribuire pasti caldi pagati con i suoi soldi, mentre la sua azienda è ferma per motivi sanitari nazionali come quella di Roberto Bernardelli, mi pregierò di scriverne con stima e apprezzamento. Per il momento esercito il mio diritto, ex art. 21 della Costituzione, di manifestare un profondo senso di disgusto verso la totale insensibilità mostrata.

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