I bambini di Maria Amantea: come crescono bene!

Un’aula piena di bambini. Un dialogo fitto con gli ospiti presenti e un fuoco di fila di domande. Le classi di Maria Amantea, docente presso l’Istituto scolastico pubblico elementare, che questii bambini li educa e li alleva al valore della comprensione di sé e della coscienza sociale sono una felice sintesi del progetto Io Valgo.

Inventato dalla stessa Amantea, questo progetto si trasforma in una mirabile capacità di dare il senso di sé, ai bambini. Con quale magica alchimia Maria Amantea riesca dove la gran parte delle sue colleghe più difficilmente arriva, si deve probabilmente alla convinzione che Maria possiede. Convinzione non solo di mezzi. Ma di ideali e d’idee di cui nutre i suoi stessi alunni. Lungo le pareti si disegna un perimetro straordinario di valori. Espressi con il disegno, le foto, i colori

Ciascuna di esse smonta gli stereotipi di settant’anni di patriarcato a partire dell’uguaglianza. Anche l’uomo può lavare i piatti e occuparsi dei bambini in famiglia, anche le donne possono guidare un carrarmato ed essere soldati.

Sempre guardando le foto si vedono invocazioni allo studio come emancipazione, come capacità di autodeterminarsi a prescindere dal sesso. In aula poi è uno stillicidio di domande, di continui quesiti e soprattutto di una ricca partecipazione durante un simposio in cui due associazioni, Retake e la nostra, Milano Positiva, sono venuti a raccontare il bullismo ed il vandalismo.

Quello che impressiona sono le continue domande, la voglia di interrogare ed interrogarsi, una fitta dialettica, e una partecipazione responsabile e consapevole che fa sembrare, questa terza classe elementare quella di un liceo. “Avete mai commesso qualche atto vandalico”? domanda uno di loro. Le nostre risposte che siamo seduti davanti a loro divergono ma s’ingrippano completamente quando una ragazzina si alza per chiedere: “Siete mai stati idiosincratici?

La domanda è di quelle da interrogazione universitaria, e qui ciascuno di coloro che s’è trovato seduto sulla sedia davanti ai banchi dei bambini, s’è letteralmente arrangiato. In cosa non mi sono sentito compatibile negli ambienti che ho frequentato? A me è tornato in mente una discussione avuta con un tifoso allo stadio per la mia sciarpa diversa da quella della maggioranza.

L’idiosincrasia è quella verso il tifo da stadio. Oggi è come essere stato in un campo di gioco. Pensavamo di andare all’oratorio, invece ci siamo trovati al Bennabeu. Come cresce questa generazione

Come cresce bene

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