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Miliziani libici, ancora nessuna risposta

Miliziani libici, arabi, musulmani, abituati a sparare e a uccidere infedeli, che tranquillamente soggiornano a Milano. Pagati da uno Stato musulmano, forse grazie ad un accordo stipulato con il Ministero degli Esteri o con quello dell’Interno italiano. Ve lo immaginate come titolerebbero certi giornali? Immaginate cosa direbbero alcune forze politiche guidate dal ‘Capitano’ se a volerla, questa condizione, fosse un governo solamente giallorosso?


Avremmo probabilmente ore di dibattiti televisivi. Tonnellate d’immondizia social. Depositata su di una tavola apparecchiata da una bestia; atta a far gozzovigliare quanti razzolano nella pattumiera per trovare nella sicurezza la ragione primigenia e ultima, di qualunque misura adottata per difendere i sacri confini della patria.

Se la condizione data di militari musulmani fedeli ad un Dio diverso da quello cattolico, vengono invece prelevati dai campi di battaglia, in cui si combatte grazie al ricco armamento che anche noi italiani provvediamo ad alimentare, e trasportati in nosocomi nazionali, lautamente pagati, per il nobile e giusto scopo di voler salvare la vita a degli esseri umani, allora le differenze si accorciano.

Le religioni finiscono per non costituire più un insormontabile ostacolo, ed anzi il potenziale pericolo alla sicurezza pubblica, diventa ragionevole motivo per cui concedere dovuto spazio e rassicurante tutela, presso le nostre strutture alberghiere. Di più: l’arabo musulmano diventa persino icona dell’efficienza del modello sanitario lombardo esportato nel mondo.

Insomma: se un poveraccio tunisino o del centroafrica sbarca a fatica e dopo un viaggio estenuante in barca, al porto di Lampedusa, è un pericoloso terrorista lasciato libero di colpire indisturbato. Se invece arriva in Italia una pattuglia di militari feriti i quali, dopo le cure, sono lasciati liberi di circolare nel nostro Paese, quelli non vengono considerati terroristi o almeno un potenziale pericolo per la sicurezza nazionale.

È la buffa condizione in cui è venuta a trovarsi l’Italia e la Lombardia, assecondata da ministeri e anche dall’Assessore alla Sanità competente ovvero il lombardo Giulio Gallera. A sostenerlo è uno stupito Usuelli Michele, consigliere regionale di Più Europa – Radicali, che guarda alla politica con il realismo compiuto di un uomo consapevole della realtà: non c’è gusto in Italia a essere intelligenti.

Per questo solo qui un Assessore poteva rispondere sostenendo che “l’Ats ha effettuato i dovuti controlli e che eventuali violazioni saranno soggette a provvedimenti”. Solo da noi si poteva in un’ interrogazione in aula non rispondere a due semplici domande: perché sono qui i miliziani libici e chi ce li ha portati?

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