Se ne parla da sempre. È possibile un dialogo tra religioni diverse? E se è possibile quali sono i benefici di chi vive accanto a persone che fanno parte di chiese diverse?
Consideriamo in particolare che dopo quanto avvenuto l’11 settembre del 2001 nella città di New York, data che ricorre tra pochi giorni, il concetto di mescolanza e di culture diverse ha assunto un valore se possibile ancora maggiore. Va tenuto presente infatti che le religioni monoteiste quella ebraica, cattolica, islamica, sommano più di due miliardi di fedeli. Il condizionamento nella quotidianità delle persone incide quindi non poco. Pluralismo religioso e culturale, quanto pesa veramente? E soprattutto è possibile tracciare una linea comune che possa essere sposata da tutte le religioni? E da dove si parte in quel caso?
E in questo coacervo di diversità culturali, quali sono gli effetti su coloro i quali sono invece agnostici oppure atei? La domanda è quantomai appropriata pensando ad una città poliedrica e metropolitana come Milano in cui l’internazionalismo dei suoi cittadini mescola fisiologicamente culture e religiose diverse
Credo sia opportuno, in una materia così delicata, partire dal basso. Partire dai bambini. E ci permettiamo di far osservare che esiste una realtà, quella della scuola del Parco Trotter, a Milano, in cui proprio la diversità mescolata, anche sul piano religioso, trova una piena unità d’intenti e di convivenza. Mettere insieme, unire, porre la dialettica come strumento che consenta uno scambio è probabilmente l’elemento da cui partire per rendere la diversità, la strategia per eludere il conflitto e ritrovare l’umano a qualunque dottrina si appartenga o si faccia riferimento.
E poi conta anche la latitudine e la longitudine. Se si parte dal basso guardando alla vita come fanno i bambini se ne può probabilmente trarre un valore inestimabile. Nessuno più dei bambini c’insegna che la diversità è l’elemento da cui partire per costruire il futuro. Stanno insieme Ebrei ed Ortodossi, buddisti e islamici. Stanno insieme anzitutto delle persone che guardano con occhi innocenti coloro che sono l’altro da sé. Se partissimo da qui, osservando l’esempio dei nostri figli, avremmo già una buona base.
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