Quando il bullismo è esercitato con il potere del danaro

Ci sono diversi modi per esercitare forme di bullismo. C’è quella più marcata ed evidente, ed è data dalla sopraffazione fisica. Si usa la forza materiale del corpo per rendere subalterna un’altra persona per umiliarla.

Forme di sudditanza alternativa ce ne sono diverse, però. Una di queste, è utilizzare il potere del danaro per muovere situazioni o persone al fine di mettere qualcuno in una condizione di soggezione. Per esempio: è tipico del potere maschile, specie quello familiare, in cui lui lavora ed è benestante, tentare di rendere la propria compagna costretta ad un ruolo di subalternità nel rapporto con il figlio. Accade soprattutto nei casi di separazione.

Lui lavora e lei no, oppure lavorano entrambi ma il figlio è affidato alla madre. Lui è un libero professionista, magari con la Ferrari nel box, Maranello et similia poco distante, ed un conto corrente bello pesante ( ed il nero magari all’estero) lei una semplice dipendente, magari con condizioni economiche precarie: allora le premesse per la bullismo ci sono tutte. E gli espedienti sono i più disparati: non mandare gli alimenti alla figlia o non farli pervenire nelle date previste. Obbligare la figlia agli orari imposti da lui o imporre spese alla moglie non previste da contratto. Così per libri di scuola, vestiti, dentista, medico, lui mette tutto sulle spalle di lei.

Lui può permettersi vacanze di lusso, lei no. Il potere di ricatto arriva al punto di far sì che lui chieda a lei i soldi per le vacanze. Non parliamo poi dei casi in cui lei sia riuscita a trovarsi un lavoro. Il bullo, marito quaratacinquentenne con la classica bionda sulla macchina di grido, impone a lei, la ex, qualunque genere di sacrificio. Non solo non le paga gli alimenti ma se può dire di no a qualunque cosa proponga lei, lo fa: no alle vacanze della figlia all’estero per imparare una lingua ( in genere la scusa è: le paghi lei se vuole)

No all’uscita del figlio o della figlia con l’amichetto, il fidanzatino, la fidanzatina o i compagni di scuola. No a palestra, alle gite, ad un’uscita in bicicletta. No persino alle uscite con la scuola oppure no alla scuola se non è quella che piace al padre. Tutto perché la moglie, la ex, deve pagare dazio per averlo lasciato. È una logica mafiosa che meriterebbe, in certi apici di rabbia, di essere punita come Gene Hackmann faceva in Mississippi Burning contro gli appartenenti al Klu Klux Klan.

Nessuna possibilità di accettare che la moglie si possa rifare una vita. Questa è la logica dell’italiano medio lasciato dalla moglie. Stereotipia contemporanea dell’impotenza maschile. Se può, il marito ne blocca il trasferimento in altra città, si oppone a qualunque trasferimento professionale debba affrontare la moglie, con la scusa di ritenerlo improprio per il figlio. Un esercizio di violenza psicologica che molti uomini esercitano grazie al potere del danaro. Ogni no significa dover incorrere nel giudizio di un giudice che dovrà essere convocato da un avvocato di parte: che lui si può permettere, perché ha la Ferrari nel box e robuste provviste in qualche paradiso fiscale da buon evasore; in genere è quel tipo di mascalzone che il potere lo esercita con il danaro nascosto all’estero mentre bofonchia contro lo Stato che gli ruba i soldi. Lui che ruba la dignità a suo figlio e alla sua compagna invece, non sente alcun senso di colpa.

Questo genere di violenza psicologica è molto diffusa, è una forma di bullismo perché la donna viene violentata continuamente dalle parole e dal potere del danaro che lui può sperperare in avvocati per vendicarsi del fatto che lei lo ha lasciato. Certo, lui non è uno che si macchia di reati come l’omicidio: perché è un vigliacchetto di provincia con il portafoglio gonfio di soldi e la dignità sotto i tacchi. La sua pistola sono i soldi che può usare per strangolare i figli e la sua ex. E non ditemi poi che questo non è bullismo.

Non è che gli si può volere male, ad uno così. Come diceva Montanelli: potremmo augurargli di prendere una barca per le vacanze, che affondi a metà viaggio. Di certo personaggi così non ci mancherebbero. Siamo invece per la civiltà del diritto, per un nuovo umanesimo. Uomini così andrebbero costretti a raccogliere il vomito dei malati terminali nei nosocomi. Andrebbero costretti a raccogliere le feci degli anziani nei centri in cui trascorrono la loro vecchiaia. Andrebbero obbligati a stare dentro il dolore. Per imparare a capire quanto ne hanno fatto. Andrebbero colpiti nel portafogli. Spogliati dei loro beni, dalla macchina, alla casa al mare, ai vestiti di grido, all’orologio firmato. Andrebbero costretti a vivere in un appartamento di 30 metri quadri con 350 Euro al mese.

Noi invece tifiamo per il diritto civile, contro il diritto naturale dedito alla sopraffazione. Tifiamo contro l’odio verso le persone.

Per questo auspichiamo che la strada del diritto faccia il suo corso. Che il bullismo, per una volta, perda. E uomini così scontino il loro debito con la giustizia, in una casa famiglia ad occuparsi del disagio umano. Aiutando gli ultimi, per aiutare loro stessi. Ultimi tra ultimi.

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