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Immigrazione, Bonomi: la crisi del capitalismo

Milano Positiva, immigrazione: Bonomi, la politica abbia coraggio

Non è facile andare di bolina. Quando il vento tira contro, bisogna saperla governare un’imbarcazione. Quando il gregge segue una rotta incognita, senza sapere dove sta andando, quando tutti intorno a te dicono: ” Si fa cosi”;  andare in direzione ostinata e contraria, assume i contorni di una vera e propria impresa ciclopica. A parlare di immigrazione in questi giorni, viene il mal di mare. Da una parte il ministro Matteo Salvini e la sua coerente e perdurante campagna elettorale. Il migrante come invasore, il migrante come clandestino, il migrante che toglie il lavoro all’italiano e che viene qui per delinquere. Dall’altra la forza dei numeri e del diritto: il reato di clandestinità non esiste, il comma tre dell’art 10 della Costituzione che sancisce che chiunque approdi sul nostro territorio provenendo da una nazione in cui non siano garantiti i nostri principi democratici, ha diritto, in conformità  alla legge, di avere asilo in Italia. Da una parte quindi coloro che assumono che qui in Italia non possono arrivare tutti quelli che vivono in Africa e sostengono che andrebbero aiutati a casa loro, dall’altra  coloro che a casa loro già li aiutano ma sostengono che solo il 5% delle immigrazioni dell’intero pianeta approdano nel continente europeo. La percezione di un fenomeno versus la forza della ragione e dei numeri. È Luigi Manconi, che presiede l’Unar l’ufficio per la tutela dei diritti umani a Palazzo Chigi, a Palazzo Marino, ospite di Amref, a spiegare che sul piano giuridico la “clandestinità” non esiste, poiché non si riconosce tale figura a chi migra da altri paesi in Italia, ma a chi cospira militarmente contro il nostro territorio. Partendo da questo assunto giuridico, la narrazione della fenomenologia del migrante, posta in essere da Amref in Sala Alessi, muta il quadro della percezione del fenomeno e il suo stesso story- telling. Guglielmo Micucci, che di Amref è il direttore, dichiara che ” il Governo non ha ancora una sua politica sulla migrazione, per il momento si tratta ancora di annunci. Ma gli annunci li fanno i giornali, non i governi”. Le migrazioni sono tutti i giorni in prima pagina, quasi sempre come un problema di mero ordine pubblico, nel tentativo di criminalizzare le Ong. Questo influisce sulle attitudini  e i comportamenti dei singoli aumentando le paure e i pregiudizi”.

In realtà proprio la percezione costruita mediaticamente del fenomeno, ha prodotto questa diffusa paura. Al di là della sua effettiva capacità di generare una crisi del sistema.
Nell’ambito della rassegna “Insieme senza muri”, Amref – ospite del Comune a guida Beppe Sala – tenta una inversione sul tema, pur sapendo che ormai gli stereotipi sono stati assimilati e acquisiti;  e che l’italiano medio guarda al migrante come ad un soggetto ostile. Sappiamo molto del clandestino africano che vuole arrivare in Italia, per la narrazione che da anni ne fa la Lega che da sempre invita ad aiutarli a casa loro, perché non muoiano a causa del business dell’immigrazione”.
Sappiamo meno, di quel che pensano e come agiscono coloro che con i migranti ci lavorano. Ecco allora una panoramica di riflessioni. Dal Direttore di Amref Guglielmo Micucci, al noto attore Giobbe Covatta, all’ex sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini, al sociologo Aldo Bonomi. Il quale chiosa: quest’immigrazione é il collo di bottiglia della crisi del capitalismo. Che non sa più creare ricchezza e ridistribuirla.

Aldo Bonomi – Sociologo