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Il futuro è un’incognita. “Mi consenta di citare Carlo Sini: davanti al futuro ognuno deve trovare le sue invenzioni rispetto all’incognito”. Pamela Pace è una psicoanalista di Milano, presidente dell’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus. Ha un osservatorio privilegiato in queste settimane di crisi: quello della gente comune. Uomini, donne, dipendenti, professionisti, i quali come tutti noi stanno in questo momento vivendo un processo di trasformazione. “Una nuova forma di vita in cui ciascuno è chiamato a dare un nuovo giusto posto alla vita e all’altro”.


Il Coronavirus tuttavia ha amplificato quelle paure connaturate all’essere umano. Ci pone davanti all’ansia di un futuro incognito. L’uomo è invece abituato ad avere il controllo di tutto, mentre “non si può imbrigliare l’imprevedibile”, mi dice ancora la Dott.ssa Pace, citando il Prof. Massimo Galli dell’Ospedale Sacco di Milano, “Uno dei pochi ad assumere una posizione Socratica davanti ad un evento di tale portata: sappiamo di non sapere”. 


Per questo molti, rileva la dottoressa, “non sentono più le notizie al telegiornale e all’aumentare dell’ansia e dell’angoscia da cui sono pervasi rimangono come immobilizzati . Siamo di fronte all’immunizzazione del tempo.”

Sono tempi in cui i mezzi di comunicazione, dalla TV ai social, sono diventati strumenti anche violenti, “mostrano una sorta di bulimia, voracità nel veicolare notizie, cifre e interessi politici ed economici, che esacerbano ansie e confusioni.”

In quanto “operatori cognitivi sono strumenti  di legittimazione e normalizzazione di una violenza sistemica e simbolica. Ognuno è bene possa  rispondere a queste sollecitazioni in base ad un proprio pensiero critico”

“Siamo approdati ad una nuova fase di biopolitica, secondo quanto aveva ben descritto Focault, dentro un tessuto culturale in cui scienza e politica si toccano da vicino,” l’una avendo una sfera d’influenza sull’altra. Ed in cui “l’esasperazione dell’individualismo compromette le basi della democrazia,” aggiunge la dottoressa, richiamando Lacan.
Il Covid -19 alimenta paure profonde: “L’uomo non è pronto a confrontarsi con il trauma” aggiunge ancora la Dott.ssa Pace la quale registra “Che questo virus ha richiamato ciascuno di noi ad essere responsabile delle proprie azioni”.

La paura d’indossare la coscienza del nostro essere, è stata richiamata in modo molesto da un evento inatteso. Si è in questo modo scoperchiata l’angoscia di morte.Simbolicamente e drammaticamente il rispecchiamento di ciò lo vediamo in quanto è accaduto nella Rsa: glia anziani come “scarto” di una società sostenuta strutturalmente da produttività ed efficientismo. 

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