Don Colmegna: “Davanti all’eutanasia di senso occorre tornare a sognare”

“Siamo in presenza di un cambio epocale, in un clima appesantito dal Covid in cui è aumentato il bisogno di aiuto”. Don Virginio Colmegna, indossa i suoi splendidi 80 anni con la leggerezza di un ragazzino. E, accettando di parlare con Milano Positiva, fa un ragguaglio di quella che è la condizione sociale attuale.

“La povertà reca con sé una profonda domanda di giustizia, e il rinnovamento di una politica con la “P” maiuscola che vada oltre gli stereotipati schemi “destra – sinistra”. Occorre una energia politica che appronti un modello di welfare sociale, una cultura d’inclusione”

Secondo Don Virginio, “il Covid ha accelerato un clima che l’enciclica di Papa Francesco, Laudato sii, aveva preconizzato: occorre un cambio di paradigma, davanti ad una crisi economica sempre più forte in cui il blocco dei licenziamenti e degli sfratti sono solo dei “tamponi”.

Per questo occorre uno slancio per costruire un futuro diverso. Don Virginio cita “Regaliamoci il futuro” uno dei progetti che la Casa della Carità ha messo in campo e che, “come avete fatto voi di Milano Positiva, distribuendo cibo alle diverse comunità, compresa quella islamica, ci dice che una programmazione sociale è necessaria”. Don Colmegna infatti cita la necessità di accompagnare di qui in poi alla carità anche la cura della salute, con una presenza sul territorio del Municipio a partire per esempio dalla vicinanza al Covid hotel di Via Adriano. “Occorre dare soprattutto ai più deboli, con un sostegno che ha la sua premessa nell”ottimismo, perché non si può non essere ottimisti”. Quando gli chiedo se non teme una deriva scientista, con un’enfasi illuminista che pregiudichi la spiritualità, mi risponde cosi: ” È ovvio che la tecnocrazia fa vedere i suoi limiti, ricordando da vicino alcune posizioni di Emanuele Severino sul tema, e quando si pensa di poter dare un senso alla vita attraverso degli algoritmi si rischia un’eutanasia di senso. Per questo occorre recuperare il Vangelo che brilla di gioia.”

E citando le antiche scritture ricorda che sta scritto “che anziani e bambini balleranno insieme perché non dobbiamo perdere la capacità di sognare ancora”

Chiudendo l’incontro ricorda ‘Salute all’anno nuovo’, un altro dei progetti su cui è impegnata la Casa della Carità. Ribadendo che la politica deve andare oltre le beghe di cortile, e guardare alla povertà e al bisogno con la discrezione del silenzio e la coscienza dell’altro da sé.