La solidarietà non va in vacanza

Si chiude un anno difficile andando incontro al Natale più strano degli ultimi 70 anni. Tutti i valori su cui abbiamo costruito la nostra società, la nostra comunità democratica nazionale ed europea, nel volgere di pochi mesi si sono dissolti. Non esiste più un’idea di società, di unità sociale.

L’abbiamo affossata dietro l’egida normativa del dogmatismo scientifico che c’impone la lontananza, l’indifferenza, la paura. Le premesse per la dissoluzione del nostro Paese si sono programmaticamente declinate fino a raggiungere l’obiettivo agognato. Abbiamo rimosso l’idea della vicinanza come solidarietà, abbiamo esercitato una forma di ostracismo verso tutti coloro che hanno esercitato il diritto di critica rispetto ad una complessità incognita.

L’epilogo è quello che vedete. La genuflessione davanti alla scienza di qualunque esperienza spirituale e di socialità, relegata in una proscrizione collettiva debellata dal vaccino dell’anticultura, che ha il suo portato oggettivo nella lista di proscrizione cui viene iscritto chiunque dissenta dalla vulgata della comunità scientifica.

È il trionfo dell’illuminismo, della ragione contro lo spirito, la negazione dell’essenza umana a favore del tribunale della ragione. Nessuna conciliazione con lo spirito dell’anima umana che muove da sempre teleologicamente l’agire dell’uomo.

Seppelliti dalla coltre scientista di chi guarda all’esistenza come semplice scorrere di numeri, abbiamo deciso di rinunciare alla libertà dello spirito, di rinunciare alla scienza dell’esperienza della coscienza. In questo modo abbiamo depauperato il nostro patrimonio genetico più importante, che nessuna scienza è in grado di comporre e forse neppure d’intuire.

L’intelligibilità della nostra anima, almeno come dimensione cui ambire, l’abbiamo abbandonata scegliendo la vetta della scienza che rinuncia nel suo portato ontologico a disseminare di verità spirituali l’essenza dell’uomo. Siamo arrivati così alla fine di un percorso, in cui la vicinanza e la solidarietà hanno una resa solo se materiale, solo se misurabile, solo se contabilizzabile. È la vittoria dell’interesse monetario, del profitto, della gerarchia su scala economica degli interessi umani. Curo solo se produco, mi occupo solo se serve a monetizzare. L’economia del denaro ha preso il sopravvento sull’economia degli affetti. Molti non potranno vedere i propri genitori a Natale, per garantire la resa economica che lo Stato etico – economico c’impone. Abbiamo perso l’umanità. In questa guerra l’operazione (economica) è perfettamente riuscita. Il paziente (l’umanità) è morta.