Responsabilità, prima di tutto

Lo spazio è di tutti, rispettiamolo. È questo lo striscione comparso ieri davanti al parchetto di Via Giacosa, antistante il Parco Trotter. Scritto in verde su fondo bianco ( segnale politico?) il monito viene comunque dai cittadini del Municipio 2. E non è un caso. Via Giacosa ormai da anni è attenzionato dalla Polizia Locale e dalla vicina questura per un problema costante di ordine pubblico che ha alternato negli anni violenze, aggressioni, azioni moleste, atti di teppismo: distruzione di macchine, aggressioni a ignari cittadini, stupri, minzioni e defecazioni a cielo aperto. I cittadini della zona sono ormai rassegnati. Se non è per una questione burocratica allora è per un aggiramento della legge.

Se non è per una legge modificata allora è per una interpretazione delle competenze, se non è per quello allora è per l’affastellarsi di norme e regole declinate da autorità diverse, che esercitano il controllo in modo diverso e debbono contemperare una pluralità di diritti la cui restrizione potrebbe essere deleterio per tutti. Da qui se non proprio l’immobilismo si assiste a piccoli impercettibili passi, talora sovrastati da operazioni spettacolari, quando lo Stato decide di mandare qualche segnale forte.

Occasioni rare queste ultime cui i cittadini della zona sono abituati prefigurando giallo scenario post intervento. Il ripristino dello status quo ante.

Per questo lo striscione esposto in più punti (un altro è comparso davanti al centro sociale di Via dei Transiti nell’adiacente parchetto recentemente recintato) pare essere un’evidenza empirica dei bisogni dei cittadini che lì abitano ed anche il prologo di quello che ci aspetta nella prossima campagna elettorale in cui la canea che si potrà creare è tale che qualcuno affila già le armi. Le elezioni si vincono individuando un nemico da colpire e gli amici che lo coprono o lo tutelano. Non durerà ancora a lungo, questa è almeno la speranza della città patria dell’Illuminismo e del Risorgimento e dell’unità nazionale. Certo però che il futuro prossimo non lascia ben sperare