In Italia, per cambiare, basta modificare l’etichetta. Cambi il nome e gli stessi di prima possono continuare a fare quello che vogliono. Il caso più noto è quello del PCI, che cambiò nome in Pds, rimanendo di fatto lo stesso partito, sebbene lo strappo di Bertinotti costrinse l’ex PCI, poi Pds, a prendere atto che qualcuno di comunista nel PCI c’era davvero.
Tornando ai nostri giorni, invece, abbiamo un altro caso di evidenza empirica che vogliamo raccontarvi. Avete presente la discoteca “La Gozadera”, di Via Giacosa?
Rammentate che l’autorità giudiziaria l’ha fatta chiudere a fine agosto per gli ‘effetti collaterali’ prodotti dai suoi avventori?
I quali al termine della notte sentivano l’irrefrenabile desiderio di orinare e defecare lungo tutto la via, vestiti come mamma li ha fatti, prodigandosi anche nel molestare le donne alle 7.00 del mattino, tra i fumi dell’alcool?
Abbiamo una notizia da darvi: a meno di 30 giorni dalla sua chiusura, il locale riapre. Non si chiamerà più “La Gozadera”, ma “La Rumba”, che fa più figo, e non sarà più una discoteca, ma un bar ristorante. In pratica, cosa cambierà? I frequentatori saranno gli stessi di prima? Oppure diventerà un bar stile Billionere, dove solo per consumare qualche bevanda se ne va lo stipendio di 3 mesi di un normale dipendente pubblico? Perché in quel caso sarebbe garantita se non altro la selezione dei suoi utenti. Li immaginiamo persone con molti soldi, con macchine di grossa cilindrata, e una governante a casa ad accudire i figli. In tal caso, il massimo che potremmo temere è un focolaio di Covid.
Quello che temono gli abitanti di Via Giacosa, ancora una volta completamente scavalcati e costretti a subire le logiche del mercato, è che non sarà fermata la vendita di alcol; e che la scritta “Bar ristorante” autorizzerà gli stessi clienti di prima a far visita al posto, con annesso “latrina tour” al termine della serata ed eventuale “rape tour”, subito dopo l’alba, quando molte donne professioniste si accingono, con sprezzo del pericolo, ad andare al parcheggio per prendere la macchina per andare al lavoro, proprio di fronte La Rumba, rischiando di essere stuprate.
Sarebbe carino se il Comune di Milano dopo aver concesso la riapertura di un luogo che così grave nocumento ha provocato, oltre che annessa paura, volesse mettere un paio di camionette militari adeguatamente rifornite di robusti ragazzotti che all’occorrenza volessero procedere all’esercizio di adeguate misure restrittive della libertà personale di ubriachi molesti, piccoli spacciatori, stupratori occasionali.
La comunità tutta, ne siamo certi, nel rispetto dei diritti dell’individuo, non avrebbe nulla da eccepire se per una volta il diritto alla salvaguardia dell’incolumità fisica e sanitaria attenzionasse quella degli italiani, al fine di preservarli da atti vandalici, spaccio di droga, o da stupri. Sempre che l’interesse a proteggere comunità, come si evince dalla lettura della “Politica” di Aristotele, sia stato uno dei testi su cui, auspichiamo, si sia formata la classe dirigente meneghina.