La marcia dei NFAC

È stato sicuramente uno degli eventi più importanti degli ultimi 20 anni. Simbolicamente fortissimo. Secondo solo all’11 Settembre e alla caduta delle dittature nei paesi del mondo arabo, come l’Iraq.

Per la prima volta un gruppo di uomini di colore,ì a Stone Mountain in Georgia, negli Stati Uniti, dove il Klu Klux Klan è nato e il sovranismo bianco di Donald Trump la fa da padrona, ha sfidato il potere del razzismo bianco. I Not Fucking around coalition, organizzazione armata americana composta da afroamericani, armi in pugno, si sono presentati, sfilando nella cittadina georgiana, nella piazza più razzista del pianeta; e ha sfidato i bianchi a uscire per strada e a battersi contro NFAC. Nel video che postiamo potrete vedere e sentire le parole dei manifestanti neri che dicono, armi alle mani, ad un certo punto: siamo qui, noi vi sfidiamo.

Un gesto di coraggio che emula quello che in un famoso lungometraggio americano era riuscito ad interpretare Gene Hackman in Mississippi Burning. Con i razzisti, quando colpiscono alle spalle uccidendo a freddo, quando ammazzano impunemente con la Stella della sceriffo sul petto, colpendo inermi persone di colore, si risponde in un solo modo: con la stessa violenza. Armi in pugno bisogna far sentire al nemico che si è pronti anche a morire e che eliminare fisicamente, i membri del KKK, diventa un diritto. Nel film Hackman, rivolgendosi ad un grande William Defoe, inviato FBI a indagare nell’Alabama del 68, all’ennesimo eccidio dentro la comunità nera, chiede e ottiene poteri speciali. E fa , nel film, quello che nella realtà non hanno ancora fatto in Georgia i Not Fucking around coalition. Nel lungometraggio, li colpiscono, li pestano a sangue, li rapiscono per tagliare i testicoli ai bianchi a capo del KKK locale. A brigante, brigante e mezzo. Se il tiranno soffoca la libertà, è inevitabile prepararsi a eliminare fisicamente chi quel valore te lo ha tolto. È quello che ci ha insegnato l’antifascismo. Nazisti e fascisti dovettero essere colpiti fisicamente e rimessi ad una condizione di netta inferiorità per smettere di subire i loro soprusi. Questi ragazzi di colore, hanno preso le armi e sono pronti a sparare a quanti vorranno ancora colpire la loro comunità per la sola ragione e per l’unica colpa di avere un colore diverso della pelle. Quando sotto i colpi del Kalashnikov cominceranno a finire i suprematisti bianchi, quando anche loro cominceranno ad avere paura, allora si potrà trattare. E riconsegnare libertà e dignità alla gente di colore. Si vis pacem para bellum.