I McClowsky e la lobby delle armi

Entrambi avvocati. Entrambi a piedi nudi. Entrambi armati. Mark e Patricia sono marito e moglie e abitano in una lussuosa dimora di Sant Louis, negli Stati Uniti.

Proprio davanti a casa una manifestazione dei Black lives matter. Pacifica, a leggere dei reportage giornalistici; piuttosto agitata secondo la famiglia Mcclowsky, la quale decide di uscire di casa, vestiti proprio così come lo erano dentro. I due puntano la pistola sulla folla, “che era pronta ad invadere la nostra proprietà” ha detto la tranquilla famigliola di legali, la quale non ha avuto remore a far capire le proprie intenzioni. Per fortuna nessun colpo d’arma da fuoco. I manifestanti se ne stavano andando dal sindaco anche se la focosa coppia ha detto di essersi sentita in pericolo.

Al di là del folclore che non è sfociato in un pluriomicidio, il fucile di Clark somiglia molto da vicino a quei Kalashnikov di fabbricazione sovietica in grado di sparare 60 colpi al minuto che potrebbe sventrare una mandria di tori. I due non sono soltanto diventati gli eroi per un giorno di Donald Trump che li ha retwittati. Soprattutto, questi due simpaticoni sono diventati gli idoli delle lobby delle armi che contano proprio sul principio di emulazione. Se lo fanno loro, due avvocati, lo possono fare tutti. Chi produce armi gongola nel vedere il senso della giustizia americano applicato secondo i vecchi metodi del far West. I bigliettoni verdi, i lauti incassi, i corposi profitti, non tarderanno ad arrivare. Di fronte a tanta deficienza l’unica soluzione è lasciare che il tempo dispieghi i suoi effetti. Arriverà un giorno in cui vergognarsi per essere ‘umani’, non sarà più un onere pesante da reggere. Nell’attesa godiamoci questo vuoto momento, in cui i deboli si nascondono dietro le armi. Malgrado tutto. Malgrado la coscienza, mai utilizzata per sanare i contenziosi. In America fanno così.

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