Espulso dal Parlamento, calpestata la democrazia?

Fino a che punto un Parlamentare può esprimere il suo dissenso? E fino a che punto questo dissenso può tramutarsi in turpiloquio e nell’insulto personale? E può la democrazia affermare il diritto di esprimere il turpiloquio e di arrecare insulti ad personam? E può la stessa democrazia, per gli stessi principi di libertà negare il diritto a farlo nel nome del rispetto di quella stessa libertà per cui il turpiloquio e l’insulto potrebbero essere considerati un diritto?

L’espulsione dall’aula del Parlamento di Vittorio Sgarbi prelevato a forza ‘perché un uomo non può insultare una donna’ ci pone davanti a un quesito che va al di là del gesto in sé e ci costringe ad interrogarci sul senso delle cose. In Parlamento ha per lungo tempo soggiornato Luigi Cesaro, detto “Gigino a purpetta” noto uomo di camorra, autista di Raffaele Cutolo e suo guardaspalle: di un boss di mafia. Lui non ha mai insultato le donne alla Camera, ma l’associazione di cui si onora di essere parte ammazza la gente come cani, uomini e donne senza distinzioni, spaccia droga, vende morte. Inquina la terra e fa morire di cancro la gente come nella terra dei fuochi. In Parlamento c’è entrato grazie ai pacchetti di voti che la mafia sa usare per portare i suoi uomini dentro le istituzioni. Ma la mafia resta una montagna di merda anche se in Parlamento non insulta le donne. Resta un cancro da estirpare. Mentre chi insulta una collega e attacca i magistrati, potrà contravvenire alle regole della Camera ma non uccide, non nega il diritto, non nega i principi della democrazia. E tuttavia: la mafia resta in aula, mentre chi la democrazia la esercita, anche forzandola, viene prelevato e portato via. Per altro proprio da una donna: che delle lotte di minoranza dovrebbe essere testimone. Difficile dire quanta coscienza ci sia in chi, espellendo fisicamente un Parlamentare prelevandolo di peso, richiama le modalità della scomparsa di Giacomo Matteotti. Anch’esso privato del diritto a far sentire la sua voce. Uccisa dall’eco di chi affermava i principi delle proprie leggi.

Siamo certi che togliere la voce ad un Parlamentare sia il giusto esercizio, quando si lascia chi, rispettando la forma, uccide la democrazia nella sua sostanza?