Distanziamento sociale a fasi alterne

Le regole del distanziamento sociale. I bambini a scuola, no. E neppure al parco. Neanche se sdraiati sul verde, mentre la maestra spiega o racconta una favola. Le manifestazioni politiche, invece si. Oddio: non sempre, si. Diciamo un sì a fasi alterne. Se le fanno Salvini e Meloni, con i tricolori e le mascherine, allora è un si. Se la fanno gli arancioni del generale Pappalardo, senza mascherine ma con tanti tricolori: allora è un no. È proprio l’arancione che deve dare fastidio.

I giovani lungo i navigli che si prendono una birra: quelli no. Non possono. Niente di personale, ma così tanti giovani che a poca distanza sorseggiano del vino o della birra, proprio non rispondono alle direttive sanitarie in esercizio. Però se c’è la finale di Coppa Italia tra Napoli e Juventus, con la seconda favorita e la prima vincente, allora il distanziamento sociale non vale più. Si annulla. E quindi tutti in piazza. A migliaia. A frotte. Vestiti e svestiti. Alcuni per l’occasione si sono anche esercitati nella sottrazione incauta di beni altrui. E ovviamente hanno deciso di accompagnare la vittoria come riscatto sociale per le tante ingiuste accuse verso l’incantevole città partenopea. Peccato che questo riscatto rischi di provocare migliaia di contagi, di riempire di nuovo le terapie intensive. Ci si aspetta accada a Ottobre anche se molti temono l’oggi, a causa di una recidiva che da sempre si ripete con le epidemie. Nessuno ne ha certezza né contezza. Tutti perseguono il dubbio. Del resto è difficile preconizzato qualcosa che non conosci. Che nessuno conosce.

Sta per finire il tempo, comunque. Scopriremo tra qualche settimana se le misure sono state idonee. Certo rimane la doppia morale italiana. Un giorno tutti gridano all’untore anche quando a camminare sono semplicemente marito e moglie. Un altro giorno si autorizzano frotte di tifosi che si mescolano tra loro per festeggiare una partita a pallone. Il tutto come conseguenza dell’opacità e della superficialità dell’amministrazione pubblica. E anche dell’irresponsabilità della gente comune. Senza dimenticare quei giornalisti che hanno scritto: “L’avrei fatto anch’io”.

Le solite regole all’italiana.