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Dalla parte della maestra che insegna su di un prato

Una maestra che porta i suoi studenti delle scuole elementari al parco e decide di fare lezione all’aperto. Nel rispetto del distanziamento sociale, senza violare le norme che vogliono comunque bambini e ragazzi in stato di fermo. Di fermo fisico ed emotivo.

Questa insegnante, Francesca Sivieri, di Prato, invece, fa un gesto rivoluzionario.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/06/05/prato-maestra-organizza-incontri-al-parco-per-leggere-libri-ai-bambini-cisl-fa-passare-le-colleghe-da-vagabonde-i-genitori-la-difendono/5825707/

Capovolge il senso degli interventi legislativi. Il lockdown nato come provvedimento sanitario a tutela della salute dei ragazzi stessi, dimentica che la stessa misura impoverisce sul piano scolastico; rallenta i rapporti interpersonali, mina la psicologia e l’anima dei bambini, sottoposti con cogenza ad una cattività distopica, che naviga utopisticamente nell’ideale di protezione, al di fuori del mare di realtà di cui gli stessi ragazzi sono circondati. Il virus non si ferma neppure restando a casa, alla luce delle migliaia di persone contagiate da rapporti intra familiari. Si ferma però, nella costrizione fisica del lockdown, l’umano istinto ad avere relazioni sociali, ad alimentare uno scambio emotivo; e produce come effetto collaterale la genesi di un’ansia nascosta, di una paura incontrollata e non intellegibile, una sorta di progressivo soffocamento della libertà mentale, un’atrofizzazione del pensiero mitigata dall’accesso sui social, temporanea ansiolitica panacea, di un’angoscia repressa a stento.

Questa maestra ha trovato il modo di andare incontro al bisogno congenito dei bambini di stare insieme, su di un prato, con la loro guida. Ha affrancato i suoi alunni dallo story telling ansiogeno cui sono stati sottoposti dai pallidi volti televisivi che ogni giorno annunciavano la catastrofe. Ha rotto le redini, ha disarcionato i giovani puledri dalla loro cattività, per riportarli dentro la quiete di un parco.

Il gesto non è piaciuto a qualche zelante sindacalista, che ha trovato nella forma e nel modo, un errore formale e sostanziale dell’insegnante. Gianni Zais, presidente di Milano Positiva ha preso posizione sull’accaduto. Sull’umanesimo di un gesto che violando la razionalità condivisa ha riportato tutti al confronto con le emozioni, tema reale del Coronavirus, da cui i più fuggono, riparando dietro la sanità pubblica la profonda paura dell’angoscia di morte. Che spesso è angoscia di vita, incapacità di saperla coniugare con il senso profondo del nostro essere che va molto al di là del logos