Lei non sa chi sono io

È una linea sottile quella che divide la verità dalla menzogna. In Italia dopo la morte di Giovanni Falcone tutti dichiaravano di rimpiangere un uomo della sua levatura. In realtà è stato ucciso dagli stessi che hanno finto di piangerlo.

Nel caso Stamina, fu un gioco da ragazzi scaricare le colpe su Davide Vannoni, dimenticando che il ministro Balduzzi avallò il protocollo con il consenso dell’Aifa e dell’ISS. E quando i genitori dei bambini si diedero appuntamento a Roma nella sala Capranica davanti alla Camera, per denunciare che i loro figli con quel metodo avevano fatto registrare un miglioramento della loro condizione di pazienti di Sma 1, miglioramenti confermati dalle cartelle cliniche di ospedali diversi in regioni diverse, nessun telegiornale lo raccontò. Come nessun telegiornale raccontò che il Prof. Villanova aveva visitato i bambini riscontrando miglioramenti che non sapeva spiegare ma che lo avevano indotto a chiedere di approfondire la conoscenza del metodo. E come nessun Tg parlò del Prof. Camillo Ricordi, un luminare di medicina sulle staminali, che lavorava negli Usa, che si dichiarò pronto a studiare lui il metodo, a testarlo e a fare delle pubblicazioni scientifiche. Negate dall’Aifa.

In genere sopraggiungono poi i fighetti della stampa nazionale, prezzolati pennivendoli al soldo di qualche massone o di qualche cordata politica: pensano poi loro a dispensare le pagelle sulla moralità altrui. Anche in quel caso, malgrado la verità fattuale aprisse una breccia sulle consolidate certezze scientifiche, la verità venne travolta con un’onda scandalistica che aveva trovato un facile bersaglio in Vannoni. Quella che venne travolta fu anche una parte di verità, seppellita con lo stesso professore di Filosofia, passato a miglior vita lo scorso anno.

Guarda caso molti dei soggetti protagonisti allora sono gli stessi di oggi. I pazienti vittime di una malattia, una politica compiacente, istituzioni sanitarie che ora come allora tollerano che l’applicazione di certe terapie siano accettate senza sperimentazione scientifica, mentre altre terapie non possono essere applicate. Anche se le prime sono potenzialmente pericolose e le seconde invece no. Ora come allora la puzza dei soldi arriva già dagli scantinati nauseabondi della professione giornalaia, per diffondersi tra ministeri, istituzioni mediche, organi di pseudo controllo. Naturalmente a pagare sono sempre quelli che declinano possibili soluzioni a basso prezzo, persino vagamente popolari. La medicina è elite dei controsomari, dediti alla pubblicità patinata delle TV di Stato, bocciati nelle università vere, e assunti in quelle in cui il padrone era dedito a controcontrovertire la linea editoriale del giornale gestito da un direttore non abituato a inginocchiarsi.

Sono la plastica dimostrazione della loro incontrovertibile moralità. Sono quelli che ti guardano dall’alto in basso, con lo scribacchino pret a porter, pronto a puntarti il ditino contro e a dirti: “lei non sa chi sono io”.

Siete la feccia del Paese.