La colpa è sempre degli altri: il caso in Lombardia

La colpa è sempre degli altri. Guardavo stamattina la conferenza stampa di Luca Zaia. Preparato, con i numeri in mano, ed un’idea chiara in testa. Niente fronzoli. Dritti al punto. Ha spiegato che la Regione Veneto ha puntato sui tamponi. Sull’individuazione dei focolai. “E oggi non riapre perché il Veneto non ha mai chiuso.”

Ha spronato la sua gente a guardare al futuro. Li ha chiamati alla responsabilità, ne ha bacchettato qualcuno che “deve rendersi conto che ci sono bambini immuno depressi e che prima viene la loro salute”. Il Veneto però, per il 60%, riapre le aziende, puntando sui controlli, sui dispositivi di protezione, sul distanziamento al lavoro. Riapre, comunque. Perché ha scelto una linea di condotta e l’ha mantenuta.

Una differenza abissale con la Regione Lombardia. Ancora non si capisce perché s’insiste con il non fare i tamponi, qui nella Regione di Fontana e Gallera. Perché mancano i reagenti dice Gallera. Perché adesso “punteremo sugli esami sierologici per individuare chi ha gli anticorpi.”

La politica degli annunci.

Il Governo Lombardo ha continuato ad annunciare i suoi interventi. L’apertura delle nuove terapie intensive. L’arrivo delle mascherine e dei dispositivi di protezione. L’apertura di nuovi ospedali. L’andamento in ribasso dei positivi, poi di nuovo in rialzo. Quindi l’individuazione dei responsabili del contagio: i runners, i furbi che andavano più volte al supermercato, poi le mamme con i bambini. Poi è stata la volta dell’annuncio delle commissioni per le RSA. Sempre dopo.

Tutto del resto, è cominciato così. Con l’annunciare che avrebbero fatto come a Wuhan per poi negarlo e quindi farlo. Adesso proclamano, pochi giorni dopo aver allarmato tutti a causa della criticità di Milano, pronta ad esplodere a causa dei contagi, che invece siamo pronti a ripartire. A Milano e in tutta la Lombardia. In questa frenesia, in quest’irrazionale gestione della crisi, i livelli ansiogeni di innalzamento e di abbassamento del livello della paura hanno seguito le onde sismiche dell’emotività mentre si tengono chiuse in casa milioni di famiglie senza rendere conto dei numeri che valgono.

I Positivi asintomatici, innanzitutto, che restano incogniti. I morti nelle RSA e le ragioni per cui i pazienti Covid sono stati lì trasferiti. “Una scelta volontaria fatta dopo aver valutato le condizioni logistiche e l’isolamento dei padiglioni” ha detto più volte l’Assessore Gallera per spiegare che la scelta sarebbe stata fatta quando c’è stata l’ondata di piena nelle terapie intensive.

Guardando però agli spazi effettivamente disponibili e garantendo che ci sarebbero stati padiglioni separati. Questa mattina la magistratura ha messo piede nelle RSA del Trivulzio e all’Istituto Palazzolo Don Gnocchi di Milano. Corsi e ricorsi storici. Mani Pulite prese piede il 17 Febbraio 1992 al Pio Albergo Trivulzio. Forse non tutto è andato come doveva essendo deceduti tantissimi anziani. Qualcuno ne risponde? Qualcuno è responsabile? È colpa degli altri.

In questo trambusto, migliaia e migliaia di morti. E la colpa è sempre degli altri. Dei comunisti, di Giuseppe Conte, dei Cinque Stelle, del PD, di Renzi. Mai uno che al Governo in Lombardia chieda scusa. Che dica: “Ci siamo sbagliati, non volevamo, scusateci.”

Anzi: semmai attaccano, scaricando le responsabilità. In genere i colpevoli sono quanti stanno in giro. L’Assessore Sala ha bombardato gli internauti che lo seguono in conferenza stampa alle 17, con la storia delle celle telefoniche agganciate dai telefoni. Un sacco di gente ancora in giro. Nel grafico a corredo, i dati presentati dall’Economist: a Milano il 97% dei Milanesi è rimasto a casa. Dal 27 Febbraio a l’altro ieri. Eppure il tam tam della Regione era quello di accusare, dei positivi in aumento, chi ancora stava troppo in giro. E quando ad essere colto in giro è stato il Presidente del Consiglio Regionale, ieri a Pasquetta, Alessandro Fermi, per altro con regolare autocertificazione per aiutare il fratello malato a cui voleva portare delle medicine, a domanda il Presidente ha dichiarato: “È vero, a norma del DPCM, se stiamo ad un’interpretazione ferrea, la mia sarebbe una violazione. Ma ci vuole anche un po’ di buon senso”. Nessuno ha colto la gravità di questa dichiarazione. E quando ho fatto notare che in questo modo si crea un pericoloso precedente, per cui per la gente la legge si applica, per un politico s’interpreta, secondo buon senso, mi sono saltati addosso in parecchi per dirmi che contravvenivo alle elementari norme del diritto penale. Mentre il ruolo di un politico chiede prima di tutto l’esempio. Sei tu per primo, Presidente, che non esci per andare da tuo fratello, come tanta gente ha rinunciato a vedere i propri genitori anziani e malati. Perché la responsabilità richiede rinunce. E l’esempio. Altrimenti si crea una disparità. Per dirla alla Salvini: di qui una elite, di lì il popolino. Di qui chi chiede buon senso, dall’altra parte chi deve rigorosamente attenersi alle regole con tanto di droni che vengono a cercarti.

In questo momento occorre avere una linea di condotta lineare ma allo stesso tempo saggia. Come fa Zaia, Governatore Veneto, che stante un breve lasso di tempo e dopo aver sottoposto migliaia di persone al tampone, secondo un criterio per cui è andato a indagare tutte le aree dove si denunciavano focolai, ha la media di contagi più bassa d’Italia, come ha annunciato oggi in conferenza stampa.

Non l’ho sentito polemizzare contro questo o quello. Ha detto cosa voleva fare, cosa ha fatto, e cosa farà. È un uomo che ha deciso di adottare delle misure. E lo ha fatto. In Lombardia oggi è andata cosi: ci hanno detto che dobbiamo prepararci a una nuova normalità. Saranno gli scienziati a definire la nuova cornice sociale dentro il quale dovremo tutti accettare di vivere, secondo l’illogica decisione di dipendere dalle misure suggerite dalla scienza che per definizione è confutabile e dunque imprecisa se quello che vale oggi potrebbe non valere domani.

La “scienza” politica invece nasce dalla filosofia politica che celebra i valori umani che sono il portato della nostra koinè: la conoscenza e la ricerca della coscienza secondo l’immutabile rispetto della dignità umana. Quando la scienza rivela di considerare legittimo l’uso di cavie, proprio la politica diventa l’ultimo baluardo per il divenire della coscienza umana. L’archetipo della conoscenza e della coscienza in grado di fermare l’ultimo sopruso del positivismo materialista. L’uomo non è solo materia ma anche e soprattutto anima. Ma come diceva Pareto nel suo trattato sulla sociologia le scelte degli uomini non hanno a che vedere con la logica ma con l’irrazionalità. E poi la chiamano ideologia.
L’essere è e non può non essere. Hegel non aveva mai conosciuto Governatore, assessori, sottosegretari e il personale della Regione Lombardia.