In Lombardia come una bomba atomica

Schemi, diagrammi, slide, numeri, percentuali e tante spiegazioni che somigliano a quel detto latino “excusatio non petita accusatio manifesta”.

Giulio Gallera, Assessore alla Sanità della Regione Lombardia, nel suo consueto appuntamento social in cui comunica i dati del Coronavirus entra, ogni giorno di più, nei panni dell’anchorman che sembra voler spiegare l’accaduto.

Motiva e rinnova l’origine del virus, rammenta le ordinanze, declina le scelte della Regione, presenta i numeri dei positivi, dei decessi, dei tamponi, delle persone a casa e in terapia intensiva.

È il linguaggio del corpo a parlare ancora meglio delle sue parole. Perfettamente impostato, sempre sorridente, il volto è quello di un uomo che si pone con positività, e con quella vis polemica mai troppo accentuata con cui ripete ossessivamente “che vogliamo essere trasparenti perché poi il popolo possa giudicarci” oppure ostenta la volontà di fare chiarezza “con un organo terzo che indaghi cos’è accaduto nelle RSA”.

L’Assessore parla davanti alla telecamera come se fosse un soggetto quasi terzo, rispetto all’accaduto, con un aplomb istituzionale che quasi non scalfisce la sicurezza “di aver agito per il bene di tutti”

Naturalmente in nessun momento mai accenna al perché la zona rossa non è stata voluta ed imposta a Nembro e Alzano; si accalora per spiegare che quella voluta dal governo il 7 Marzo è stata cagione delle pressioni della Lombardia

L’Assessore di Forza Italia sembra in campagna elettorale più che di fronte a una tragedia; e quel volto così rassicurante quasi allegro e sorridente, che persino qualche follower bolla come inadeguato, è il leitmotiv di un intervento in cui non si motiva perché ancora non ci sono le mascherine, perché i dispositivi di protezione scarseggiano, perché non si fanno i tamponi tra la popolazione tramite i medici di territorio e perché non si fanno ancora oggi al personale medico e paramedico dei nosocomi.

Soprattutto giunto vicino alla soglia dei 10.000 morti ancora non c’è una spiegazione plausibile di una diffusione così virulenta in Lombardia e non altrove: giustifica semmai questi numeri come lo scoppio di un’atomica senza dirci chi l’ha sganciata, chi ha permesso che venisse sganciata e chi soprattutto non ha previsto come intervenire dopo.

L’Assessore presenta una casa trasparente, come lo è lo studio da cui trasmette, per suggerire di essere lui stesso trasparente e cristallino nelle sue comunicazioni. Mentre l’opacità che declina il suo non parlare delle cause delle morti nel bergamasco e nel bresciano, nelle RSA, e negli ospedali, rimangono invisibili, intangibili, inespresse. Soprattutto rimane inesigibile, a suo vedere, una razionale motivazione delle migliaia di morti cui siamo giunti e che gridano verso i silenzi di chi dovrebbe spiegare.

Spiegare chi e perché ha autorizzato a trasferire i malati di Coronavirus nelle residenze per anziani. Perché le mascherine al personale medico delle RSA non è stato fatto indossare, perché si è passati dal sostenere che le mascherine non servivano allo spiegare che invece sono diventate indispensabili. Illustrare le ragioni per cui ci sono imprese che ottenuto un primo lasciapassare dalla regione per approvvigionare i cittadini di mascherine, sono ancora messe in attesa, secondo uno schema burocratico in cui ti viene detto nella seconda comunicazione di essere interessati all’acquisto ma che poi “a seguito di valutazione, saremo noi a ricontattarvi qualora decidessimo di procedere con l’ordine”. Insomma ti viene prima detto che acquistano, e poi che forse acquistano, in una confusione gestionale in cui non si capisce se un si è un si e se un no è un no. Cosi tutto diventa un forse. Nell’attesa però le mascherine non ci sono ancora e la colpa è sempre di qualcun altro: del governo Conte, del Ministero, del PD o della burocrazia, entità tra le entità, che siccome non ha mai sostanza resta un concetto inafferrabile.

Ce n’è abbastanza per rinnovare l’invito a lasciare la Regione, non appena tutto sarà finito.

Non prima di aver reso conto ai lombardi del perché dalle residenze per anziani emergono notizie che fanno sempre più clamore. E del perché dopo aver detto di tenerci agli anziani, scopriamo oggi che in Lombardia, non è stato così
Quei morti gridano il diritto di avere una spiegazione. Lo gridano soprattutto quelli che sono rimasti e non hanno neppure potuto dare un ultimo saluto ai loro cari. Altro che sanità d’eccellenza.