Coronavirus: “Restate a casa”, ma la gente deve lavorare

I giorni passano. Si allunga la lista nel conteggio delle persone scomparse a causa (anche) del Coronavirus, sono 2978, dei contagiati, dei malati, di coloro che si trovano in terapia intensiva.

Basterebbe guardarsi attorno, avere un minimo di capacità critica e di coscienza, per capire che qualcosa non torna.

Passeggiavo a spasso con il cane, attività ancora consentita per legge, e contavo quante categorie sociali in queste ore lavorano. Proviamo a contarle: ci sono i tabaccai e i farmacisti. Gli operatori ecologici, che una volta chiamavamo spazzini. I supermercati con il loro personale; dalle cassiere agli operatori che distribuiscono i beni che arrivano. Ci sono coloro che trasportano il cibo nei grandi centri di distribuzione: gli autisti. Poi ci sono i fruttivendoli; i negozi che vendono cellulari e macchine fotografiche. Gli ottici. Tutto il personale medico che lavora dentro gli ospedali. I medici, gli operatori sanitari, gli infermieri. Coloro che lavorano per fornire il materiale negli ospedali: a partire dalle mascherine, i guanti, gli aghi, i posti letto e i medicinali, le flebo. Poi ci sono i mezzi di trasporto. Le metropolitane, i tram, gli autobus, i treni. E quindi i tranvieri, gli autisti, il personale dell’azienda dei trasporti. Poi ci sono i panettieri, gli immigrati che vengono occupati come personale che ha l’incombenza di sanificare gli ambienti di lavoro. Quelli che vengono ritratti tutti insieme alle 6.00 del mattino in metropolitana.

Accusati come fossero VIP che vanno a far shopping, nel quadrilatero della moda milanese. Vanno a guadagnarsi il pane mentre il sindaco gli ha pure tagliato il numero delle corse.

La lista potrei ancora allungarla, non avendo citati poliziotti e carabinieri, guardie giurate, vigili del fuoco e Polizia Locale.

C’è una bella fetta di popolo che a lavorare ci deve andare per forza e che oltretutto viene pure insultata per essersi svegliata ogni giorno alle 5.00 del mattino. Stare a casa? Ci starebbero volentieri se non ci fosse un popolo bue da accontentare che cerca un capro espiatorio cui dare la colpa dei contagi.

E un’amministrazione pubblica, centrale e locale, che di questa parte di popolazione se ne sbatte bellamente. Stare a sentire Meloni, Salvini, Fontana, Renzi e Conte è francamente insostenibile. Soprattutto quando invitano a rimanere a casa, obbligando buona parte della popolazione a lavorare assembrandosi sui mezzi pubblici. Con la complicità dei giornali che poi descrivono situazioni fuori controllo provocate da chi ha anche il coraggio di criticarle.

A proposito di verità scomode: ce n’è un’altra, che attiene ai numeri, di cui nessuno parla. È il numero dei decessi in Italia nel 2017 e nel 2018, gli ultimi disponibili. Nel 2017, dati ISTAT, sono morte in Italia 649.060 persone (ripeto: seicentoquarantanovemilasessanta persone)
Nel 2018 ne sono morte 633.000 (seicentotrentatremila)
Di persone morte con il Coronavirus dal 21 Febbraio in poi ce ne sarebbero più di 2500. Per Coronavirus, accertate, sono in totale 2. (due) Un uomo e una donna entrambi di 39 anni. Nel 2018 tra le 633.000 persone scomparse, 83.000 sono decedute a causa di un tumore ai polmoni provocati dal fumo. Come muore una persona colpita dal cancro ai polmoni? Di solito, secondo un macabro rituale che pare essere consolidato nei centri specializzati per gli oncologici, cominciano a fatica a respirare, fino a quando il respiro diventa un rantolo e la singola vittima spira. Accade tutto purtroppo in poche ore o nei casi peggiori in pochi giorni. I medici per rispetto dei pazienti e dei loro familiari, allestiscono una tendina che separi la persona che sta per andarsene e i suoi familiari, da tutti gli altri pazienti. Spesso non ci sono spazi per contenere il doloroso trapasso in un ambito di riservatezza sanitaria e personale

Non vi ho raccontato tutto questo per dissuadervi dal rispettare l’obbligo di stare in casa che va semmai rispettato. Solo per sottolineare l’incongruenza di chi mentre urla di restare a casa minacciando “misure più stringenti, perché si rischia il contagio”, autorizza invece tantissima gente a potersi infettare con il Coronavirus. Servirebbe più coscienza, più responsabilità da parte di tutti. Anche di chi chiede responsabilità e non l’esercita per primo. E in uno Stato il primo della lista è il legislatore e le sue figure principali. Il Premier, i ministri e a scendere tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche: dai Prefetti ai governatori ai sindaci. Il cervello all’ammasso e l’etica sotto i piedi. L’Italia è un paese che fa schifo.