Un Paese che ha perso la ragione ha bisogno di anima

Siamo un paese che ha perso la ragione:

Faceva un certo effetto ieri sera vedere l’Assessore al Welfare Gallera parlare in camera nella sua diretta Facebook , convocata all’ultimo momento, come se stesse partecipando ad una vendita di pentole e dovesse a tutti i costi comunicarci un ottimismo ingiustificato.

Cosi come colpisce osservare il Premier Giuseppe Conte che parla al Paese come se si stesse rivolgendo ai devoti di Padre Pio. Anche se va detto chiaro: nessuno oggi vorrebbe essere al suo posto.

Vi risparmio per oggi i numeri dei contagiati, dei positivi, dei ricoverati, di quelli in terapia intensiva, dei morti e dei guariti. Il Lazzaretto mediatico si può reperire su qualunque altra testata. Vi basti sapere che tutti i numeri sono in aumento e lo saranno anche nei prossimi giorni. Per questo il Premier ha accettato di chiudere tutto. Tutto, ma non tutti. Rimangono aperti i supermercati, le banche, le assicurazioni, i centri commerciali che vendono beni di prima necessità, ovvero il cibo. Restano aperte le tabaccherie, ma anche le lavanderie, i negozi di ottica, per gli animali, i centri per le apparecchiature informatiche, i benzinai, le ferramenta, le profumerie, i negozi per gli articoli igienico sanitari. Qui sotto trovate ( ha i bordi giallo rossi) tutte le categorie aperte. La curiosità sono le lavanderie. Dove il concentrato di virus ipotetici può essere tutto disposto all’interno di un unico negozio che può quindi diventare un vero focolaio epidemico.

Tra le misure previste anche quella di fermare qualunque forma di passeggiata e soprattutto lo sport all’aperto. Insomma non bastano più i due metri di distanza. Non si può camminare e non si può correre. A meno che non vogliate andare in qualche focolaio epidemico. Per esempio in lavanderia.

La riflessione ulteriore m’è data dai grafici che pubblico in calce al pezzo. Nel grafico Covid -19 testing per capita, avete un modello che indica quanti sono a ieri il numero dei tamponi in Italia. Oltre 49 mila, terzo per numero di test al mondo. Negli Stati Uniti sono 1700. Quindi è evidente che se non testi le persone un esito realistico di asintomatici e di malati reali non potrai averlo.

In un altro grafico ( l’ultimo a destra) abbiamo invece l’andamento dei positivi e Codogno e nella bassa lodigiani confrontata con il resto d’Italia. Dove la gente è rimasta a casa, il focolaio s’è fortemente decrementato.

Cosa ci dicono questi numeri, quindi? Che l’Italia è un paese serio, non ha voltato la testa dall’altra.parte ed ha mostrato un’efficienza, rispetto agli altri paesi, comunque notevole. Ci mostra anche le contraddizioni: se decidiamo di chiudere tutto, allora chiudiamo tutto. Le operazioni bancarie si possono fare anche allo sportello o via internet. Le assicurazioni si possono fare online. I vestiti si possono pulire a casa. O mettere in soffitta per 15 giorni. I giornali si possono leggere online. A rimanere aperti dovrebbero essere solo i supermercati, pagando il doppio il personale e munendolo degli strumenti di protezione. Ecco a questo proposito: ieri è stato lanciato un allarme dall’ospedale di Vimercate, appena fuori Milano. Al personale mancano le mascherine. Lì non ci siamo. Lì, però, non dappertutto. Se mancano da una parte non vuol dire che manchino dappertutto

Altra osservazione. Ancora una volta ai miei colleghi. Il direttore della rianimazione dell’ospedale di Niguarda ha chiesto di smetterla di fare cattiva informazione. Ha chiesto di smetterla con le fake news. Non ci sono ospedali in cui si fanno morire i vecchi per salvare i giovani. Lo ribadisco qui. In Lombardia ci sono circa 500 persone in terapia intensiva. I posti disponibili sono 1200 di cui 700 ancora liberi messi a disposizione per chi è colpito da questo virus. Lo vogliamo ricordare, per favore? Se a Bergamo ci sono criticità al Niguarda a Milano ancora si lavora senza aver toccato la criticità sistemica ( che potrebbe anche arrivare)

Ancora un’osservazione: si moltiplicano su Facebook e sui social in genere gli appelli a restare a casa. A farci chiudere tutti dentro casa. A non uscire più. A barricarsi, porte e finestre chiuse contro il mostro invisibile. Fa specie vedere un popolo così impaurito, specie adesso tra i più giovani e tra gli anziani. Sembra che il Paese aneli disperatamente ad avere un figura paterna che li protegga, sembra che il rapporto con la morte non sia mai stato elaborato, che i processi trasformativi, di cui è parte la morte, per pochissimi sia stata occasione di riflessione. L’abbandono del mondo materiale appare come il peggiore dei destini, non capendo che l’essere umano è innanzitutto anima. È l’anima che offre una ragione di senso alla nostra esistenza, sia che l’ermeneutica che l’accompagna sia laica o religiosa.

È l’occasione questa di oggi per porsi qualche domanda. Che ci state a fare qui? Qual è il senso della vostra vita? Cosa vi dà veramente gioia? Perché avete bisogno di qualcuno che vi chiuda in casa, che allontani lo spettro della morte se quello è l’unico destino comune di tutti, ricchi e poveri, onesti e furfanti? Cosa davvero rispecchi il senso della gioia nelle vostre vite?

Di cosa avete paura? Dell’abbandono? Della solitudine? Del dolore? Sono queste domande a cui neppure il danaro, per quanto ne abbiate, potrà dare una risposta. È ora di meditare sul senso delle cose, piuttosto che di correre a fare l’ennesima spesa al supermercato per accaparrarvi qualcosa che mitiga solo temporaneamente i crampi della fame. Rimane affamata la vostra anima che non riuscite a nutrire.

Usate il tempo per uscire di casa a fare la spesa o la restante sul divano di casa per riflettere sul senso della vostra vita. Che forse un senso non ce l’ha.