Alla fine una squadra a strisce nere e blu verticali che gioca a Milano, agli Ottavi di Champions, c’è andata. È però la meno blasonata. Quella provinciale. Eppure ci va con pieno merito, giocando a calcio meglio di quell’altra. Piena zeppa di soldi ma incapace di rialzarsi quando mandata a terra. A San Siro con lo Slavia, in Germania con il Borussia ed infine di nuovo a San Siro con il Barcellona dei rincalzi.
Una squadra nerazzurra agli ottavi ci va, ma è l’Atalanta. Paradigma dei nostri tempi. Con un bravissimo allenatore, dei giocatori che s’impegnano e sanno giocare a calcio. In meno di un mese hanno pareggiato con il Manchester city, messo sotto la Juve per 70 minuti e giocato alla grande in Ucraina. Sacrificio, senso della posizione, l’idea chiara che a correre deve essere prima la palla dei calciatori. E poi la volontà di metterci il fisico in campo. Che la corsa non è cosa di cui vergognarsi
A San Siro ad un certo punto Guardiola se l’è vista brutta, a Bergamo la Juve semplicemente non ha visto palla. Gli aristocratici amici di casa nostra, i nobili nerazzurri invece se ne vanno in Coppa Uefa ( Europa League fa più figo)
È il paradigma di una certa idea di opulenza. Quella per cui bisogna avere la rosa lunga, quella per cui in campo ci si va con i parastinchi firmati, quella per cui “i miei ragazzi hanno dato tutto”, ma a Dortmund come a San Siro più volte s’era invocata la rosa corta e la necessità di tornare sul mercato. Quegli altri invece pensano a giocare. E a correre. Diamine se corrono. E non la smettono mai. Ogni tanto prendono qualche palata, come i quattro gol presi a Belgrado. Peccati di gioventù. Poi però non hanno cercato alibi. Si sono solo messi a correre. Gente che s’alza presto, i bergamaschi. Gente abituata a sudare e a fare da sé. Nessun lamento. Solo combattimento. Ed infatti per ogni Vittoria in città è una festa. C’hanno uno che li guida finanziariamente che s’occupa di case: è il Percassi. Non fanno Zang, a Bergamo. Fanno sul serio, lavorando tanto, con le idee chiare in testa. Gente alla buona i bergamaschi. Abituati a farsi il culo. A stare dentro la realtà. Cosi si diventa Dea.