Sanità Lombarda: ospedali al collasso e infermieri sfruttati

La sanità lombarda somiglia alla città di Venezia: bella, efficiente, ma rischia di essere travolta

“Nessuno meglio di noi capisce quelle persone che, giunte al Pronto Soccorso, aspettano anche dodici ore prima che un loro caro, sia esso un genitore anziano o un giovane figlio, sia visitato. E nessuno meglio di noi capisce la rabbia che sopraggiunge nell’attesa di una visita. Ma chi lo racconta a questa gente che noi siamo vittime dei tagli orizzontali esercitati nella sanità che ci obbligano a fare i salti mortali e a non poter assistere tutti in modo adeguato?”

“Chi spiega loro che nel caso di arresto cardiaco con due infermieri per trenta pazienti, tutti e due gli operatori sanitari devono prestare soccorso a chi è in arresto, eludendo le richieste che magari nel frattempo sono declinate da altri pazienti in degenza?”

Paolo che, ancora giovane, ha già 15 anni di servizio in ospedale ed oggi rappresenta i sindacati USB presso il Fatebenefratelli di Milano, sa benissimo di cosa parliamo quando tocchiamo il tema delle ribellioni in corsia. E Pietro, che ha qualche anno più di lui, e da sempre è parte dell’USB e che mi accoglie nei nuovi uffici in via Padova a Milano, mi ragguaglia con dovizia di particolari sul fatto che i nosocomi scoppiano perché le esternalizzazioni pesano; tanto quanto i tagli sul personale poi costretto a fare gli straordinari verso i pazienti, rischiando pure di essere aggrediti. Una condizione insostenibile dice Pietro, anche considerando che in ospedali come il Fatebenefratelli, non bastassero i tagli, è stata assunta le decisione di rinnovare le camere operatorie. Per cui su sei sale ne funzionano solo tre e non sempre tutte insieme. Questo spiega perché molte operazioni alla fine slittano: se un’urgenza si presenta, o manca lo spazio per i degenti “normali” o manca il personale per operare. Per cui in carenza di personale, intervenire non è proprio come dirlo. È questo il motivo per cui molti dei protagonisti tra gli operatori sanitari rivendicano il diritto a condizioni di lavoro più eque, a salari congrui rispetto alla mole di lavoro e di responsabilità che viene chiesto si debbano assumere. Perché malgrado sia considerata d’eccellenza questa sanità lombarda somiglia alla Venezia di oggi: bella da vedere ma a rischio d’imbarcare acqua ed essere travolta.