La Torre contestata nella città che corre

La costruiranno. Alta 90 metri la torre, tre volte più alta di qualunque altra infrastruttura. Siccome lo sviluppo deve essere verticale, a Milano, del resto tutto lo spazio che c’era se l’è preso la Milano da bere degli anni ’80, quello che resta è lo sviluppo verso l’alto.

Così fa niente se chi ci abita vicino non vedrà più il sole. Fa niente se mi sono comprato una casa per stare nel quartiere della Maggiolina, uno dei quartieri per definizione più anglosassone di Milano e con le case in stile villetta a schiera; oppure con condomini residenziali con un po’ di giardino. Così deve essere e così sarà. Le autorizzazioni ci sono tutte: “Non c’è più niente da fare”, ci dicono i rappresentati del Municipio e gli esponenti del Comune.

Insomma: chi se ne fotte se questa specie di gigante viene a coprire la luce a chi la luce cercava; chi se ne fotte se il Comitato di quartiere non è stato sentito. Qui è tutto in regola. E quando allora i cittadini si sono organizzati, dopo essersi sentiti presi in giro, scatta immediata una risposta: “Ma che problemi vi fate? La zona sarà ampiamente rilanciata, potrete vendere la vostra casa attuale ad un prezzo maggiore di quello di oggi”

È questo il punto. Oggi quello che conta sono prima di tutto i soldi. Per cui si monetizza qualunque cosa. Tu vuoi farti una casetta che abbia il sole che la bacia per molte ore al giorno? Ci dispiace. Te ne devi andare perché noi dobbiamo fare la torre. Però ti diamo l’opportunità di sgomberare magari vendendo ad un prezzo più alto. È la logica del mercimonio. Del danaro come unico paradigma. Sterco del demonio. Per cui il desiderio di avere una vita in cui sia alimentato il rapporto con la terra ed il cielo, in cui siano valorizzati gli elementi della natura, è scalzato dalla logica secondo cui tutto si può addomesticare: basta pagare

È la logica sottostante alla società del consumo, dove non sarà certamente una maldestra corte di anziani vecchietti a mettere in discussione l’operato dell’homo homini lupus.

Resta il fatto che il diritto alla felicità non si compra con il danaro. E lo sviluppo verticale ha un senso solo allorquando sia condiviso. Ma se il senso è solo quello del danaro, allora si capisce tutto.

Raccontano i giornalisti che c’erano, che nel 1992 quando scoppiò Mani Pulite, e vi furono ondate di arresti, il Pm Antonio Di Pietro interrogando gli indagati mettesse davanti a loro due cioccolatini sulla sinistra di una scrivania vuota e sulla destra delle manette. “Se lei non collabora le manette le facciamo sciogliere nel fuoco” avrebbe detto pur di garantirsi la collaborazione, in cambio del quale arrivavano subito tonnellate di confessioni. E’ rimasta una leggenda, forse creata per screditare il pool e accusarlo di usare in modo improprio la carcerazione preventiva.

Il racconto però c’insegna che ci sono dei periodi della storia in cui “non si può fare diversamente”. Anche se una torre in mezzo a casette che sono basse meno della metà non ha senso farla, si farà lo stesso.

Ci aiuta Pirandello alla comprensione del grottesco: così è se vi pare.