Lui si chiama Riccardo Poli ed è uno dei protagonisti di North of Loreto, più noto come Nolo che negli ultimi mesi è balzato agli onori della cronaca in modo assolutamente inatteso, o almeno inatteso rispetto alle attese
In realtà Riccardo spiega molto bene, con dovizia di particolari, le ragioni di questo successo che non è solo marketing, ma che dal marketing ha trovato spunto per declinare un modello di società in cui il senso di appartenenza e d’identità si valorizzasse proprio attraverso questa sfida nata come brand sociale e diventata qualcosa di più: un senso di appartenenza alla comunità.
Per altro non affrancando il presente dal passato ma generando una linea di continuità con il passato, come se Nolo accogliesse la sfida raccolta proprio dagli anni che ci hanno preceduto e trasferendoci quasi in modo fisiologico verso il futuro. La molecolarizzazione di culture diverse che attraverso un’agorà comune diventa appartenenza e quindi grumo di valori che possono germogliare attraverso il tempo, come un lievito ipotetico che faccia crescere poco alla volta.
Cosi si supera il punto di resistenza, la soglia oltre la quale si trova il mondo nuovo, in cui lo spazio di negoziazione verso il nuovo dispiega, attraverso un modello che si fa riferimento. Uno stile integrativo win win che crea un paradigma che si preoccupa per sé e per gli altri. Questo è diventato Nolo, un modo di essere in cui si fagocita il nuovo e s’impara a gestire tutto ciò che appare come innovaticoo, pur essendo una continuazione in forme nuove di un’identità che semplicemente tende alla trasformazione.
Ecco perché la mescolanza diventa un modo con cui crescere ed innovare. Anzi, di più: diventa un modo con cui sentirsi più sicuri. Porsi in mezzo agli altri per individuare un punto in comune con cui imparare a trovare un modo di stare insieme. L’identità che diventa esistenza.
l’intervista con Riccardo Poli di Nolo