Lo stalker uccide l’anima

Si appostano sotto casa. Ti seguono fino al posto di lavoro. Te li ritrovi la sera davanti al cinema, o al locale in cui stai andando a prenderti qualcosa da bere. Ti assillano con messaggi, SMS, WhatsApp e bigliettini. Intasano la tua posta elettronica. E soprattutto invadono la tua vita al punto di renderla un inferno.

Lo stalker è una delle condizioni più difficili da affrontare. Hai a che fare con uomini, ma ci sono anche molte donne, che si convincono che tu sia di loro proprietà. In molte circostanze millantano persino di avere in corso una relazione quando non addirittura un matrimonio con la persona perseguitata. La quale a sua volta si ritrova all’improvviso braccata nel suo domicilio, nella sua vita privata, sul posto di lavoro. Una condizione assillante e angosciante in cui chi esercita questa forma di violenza ha due connotati.

Il primo è lo stalker consapevolmente violento. È il genere di tipo maschile, magari respinto da una relazione per i suoi modi possessivi. Non accetta di essere mandato via. Non accetta che l’oggetto amato gli abbia dato il foglio di via. Lei è sua, proprio come un bene materiale, ed allora le fa la posta sotto casa, la minaccia al telefono, la spaventa a morte dicendole che non smetterà di torturarla. Qualcuno tenta anche l’intimidazione fisica. Lo stalker cerca la soggezione dell’altro. Ne avverte l’ansia, l’angoscia e quindi la alimenta. Più lei ha paura, più lui diventa forte. Fino a soffocarla. Fino a farle avere paura di uscire di casa anche solo per fare la spesa

Poi c’è un secondo livello. Spesso femminile. Quella di chi si convince di essersi fidanzato con una persona divenuta nel frattempo una fissazione. La persona amata, in realtà mai conosciuta, viene proclamata come il proprio fidanzato, o il proprio marito. Cosi si ossessivizza l’esistenza dell’altro con pensierini regalini fatti recapitare al domicilio della persona desiderata. Compulsivamente lo segue in ogni suo spostamento. Conosce la sua vita, i suoi orari, le sue amicizie, le sue passioni. Come una malattia penetra di nascosto nella vita dell’altro fno a bloccarne le funzioni vitali. L’ossessione diventa patologia. La si sconfigge solo che robuste dosi di realtà e spesso anche con l’intervento della forza pubblica. Accade anche qui, al Municipio 2 di Milano. Più di una donna è stata vittima di uno stalker. Del suo personale nemico che nel nome del possesso l’ha trascinata dentro la malattia mentale. Lo stalker cammina in mezzo a noi. Ha tratti gentili, persino affabili. Per questo occorre denunciare. Prima che si arrivi agli estremi: azioni violente, oppure alla malattia di chi viene aggredito. Stalker significa spesso anche questo: non ti ammali durante. Ti ammali dopo, quando lui se n’è andato. Come se l’anima rimanesse ferita e cominciasse a perdere sangue.