“Lascialo morire, quel negro”, la solidarietà esiste ancora?

“Lascialo morire”. Passeggiava nel parchetto portando a spasso il suo cane per fare i bisogni. Via Corsica, a Milano, un avvocato, due giorni fa,incrocia sul proprio cammino la sagoma di un uomo. Riverso per terra, in modo anomalo, non sembra neppure respirare.

La giovane donna capisce quello che è successo, si avvicina al corpo, lo muove cercando di comprendere se la persona, un uomo un ecuadoregno di una quarantina d’anni, sia ancora vivo oppure no.

Passa qualche secondo prima di capire che quell’uomo non è morto, ma è semplicemente addormentato per terra dopo una probabile colossale sbornia. L’avvocato non ha dubbi: prende il telefono e chiama immediatamente un’autoambulanza perché sia assistito subito il ragazzo.

Qui avviene qualcosa di completamente inatteso. La signora nel momento in cui si occupa di fare la telefonata al 118 e in attesa dell’arrivo dei soccorsi viene insultata dai passanti. Ne racconta il Corriere della Sera il quale racconta il tenore delle contumelie che le sono rivolte: “Lascialo morire quel negro di merda” “Perché dobbiamo pagargli l’assistenza medica!” sono solo alcuni degli epiteti che le sono rivolti in modo ingiurioso.

Ha la colpa di volersi occupare “dell’altro”, a prescindere dal colore della pelle, a prescindere dalle ragioni per cui è arrivato a fare quello che ha fatto. È una persona che ha bisogno di essere soccorsa. Non c’è nulla di più importante del valore di una vita umana. Fa quella telefonata perché è la cosa più normale che si possa fare in quelle circostanze date.

Oggi però non è più così. Oggi occuparsi dell’altro, dello straniero, è diventato inconsueto. Persino fuori moda. Anzi: buonista. Viene da pensare che Giuseppe e Maria di questi tempi sarebbero cacciati anche dalla stalla prima di partorire Gesù.

Strano modo di guardare al futuro. Non durerà, comunque. Orfani delle guerre, se ne sente l’odore quando capisci che il valore della vita non dà più cognizione della sofferenza. I conflitti a quello servivano. A riportare il dolore dell’umano al centro della coscienza