Via Marco Aurelio è una stradicciuola interna tra Viale Monza e Via Padova a Milano. Incrocia a sua volta Via Crespi, nota per essere una strada difficile. Allacci abusivi, case occupate, una forte presenza d’immigrati. In Via Marco Aurelio ieri sera una guardia giurata, fuori servizio, è andato a comprare una pizza. Raccontano le cronache avesse appena finito di litigare con la sua compagna.
Lei è straniera ed ha un figlio di 13 anni. Visto il litigio e la rabbia di lui, lei suggerisce al figlio di farsi un giro, di “restare lontano”. Lui è un pistolero, cioè si fa forza della sua pistola per compensare la sua impotenza e la sua personale mancanza di lucidità.
Lui scende va a prendere la pizza e comincia a bere. Il litigio si trasferisce per strada. Il novello pistolero, uno di quelli che magari la pistola d’ordinanza la espongono anche quando non servirebbe, si avvicina di nuovo alla compagna. Secondo le ricostruzioni lei si avvicina e il litigio riprende. A quel punto il bambino cerca di fare scudo verso la madre. Perché l’italianissima guarda giurata ha tirato fuori la rivoltella dalla fodera. L’ha puntata verso il bambino. E fa fuoco. Un uomo di 45 anni, italiano, spara ad un bambino disarmato. Lo ferisce al braccio. Lui, il piccolo, corre qualche metro e cade per terra. Il pistolero italiano e vigliacco si allontana verso la laterale via Giacosa. Cerca di darsela a gambe. Almeno questo non s’avvolge dentro il tricolore, come fece quell’altro a Macerata, nel nome di una presunta supremazia.
Arrivano le pattuglie dei carabinieri. La Guardia giurata punta la pistola contro dei ragazzi in divisa. Qui il racconto procede a macchia di leopardo. I Carabinieri non sparano. Forse puntano le loro pistole contro la guardia giurata. Questo flette il corpo sulla sua destra. Poggia il revolver per terra. E si lascia arrestare.
Nel frattempo arriva l’ambulanza che raccoglie il bambino ferito. Nessuno tra i coraggiosi ragazzi italiani presenti ha avuto il fegato di aiutare il ragazzino. Viene trasportato all’Ospedale Niguarda. Si salverà. Non è in pericolo di vita.
Viene voglia di fare come Gene Hackmann in Mississippi Burning. Quando prende per il bavero il federale William Defoe e minacciandolo gli dice: “Adesso si fa come dico io”. E comincia la caccia agli appartenenti al Klu Klux Klan. Che vengono catturati uno ad uno, pestati a sangue, minacciati di essere evirati, dopo aver terrorizzato la comunità nera dell’Alalabama. Solo che questa è Milano. Siamo in Italia nel 2019 e per un bianco italiano l’uso della pistola contro una donna e suo figlio minorenne, a maggior ragione se straniera, è considerata una cosa naturale, quasi fisiologica
Fino a quando non si comincerà a rispondere in modo adeguato a chi vende morte e a chi fomenta l’idea che la paura e il terrore abbiano un solo colore. Perché prima o poi bisognerà rispondere a chi usa questa logica dell’odio.