L’idea è venuta ad un’insegnante della scuola primaria di Bedizzole, provincia bresciana. Maria Grazia Saccà, insegnante, quattro anni fa conosce Denis, uno dei suoi venti alunni, “una stella tra stelle che risplendono”, racconta oggi sul Corriere della Sera.
Denis non ci vede, è scontroso e aggressivo. Intrattabile. Maria Grazia però non si dà per vinta. Ed accetta la sfida. Accoglie Denis, prendendo per mano nello stesso tempo i suoi compagni di classe. Li porta a vivere esperienze sensoriali, ad imparare il linguaggio Braille e a praticare giochi da bendati. Per portarli vicino a Denis, per far capire loro che immergendosi nello spirito e nella dimensione di Denis avrebbero potuto accompagnarlo davvero, avrebbero potuto davvero comprendere cosa provava e prova un bambino non vedente.
L’esperimento è pienamente riuscito. Racconta l’insegnante di sostegno di Denis, Sara, che il bambino quando è arrivata l’ha accolta e accompagnata a conoscere i suoi compagni di classe e la scuola. Era lui a guidarla. Denis ha imparato con il tatto a conoscere ogni angolo della sua scuola.
Ha smesso di essere scontroso, è diventato affabile, gentile allegro e partecipe.
Grazie anche e soprattutto al lavoro della scuola, che ha permesso al bambino di sentirsi compreso dai suoi coetanei. I quali hanno preteso di imparare il linguaggio per i non vedenti. E poi ne hanno fatto un libro. Un libro che vuole diventare una guida, un manuale da adottare per tutti i Denis d’Italia, come lui colpiti da una malattia che non può diventare ragione divisiva, un elemento di stigmatizzazione negativa ma al contrario una leva per alimentare l’uguaglianza e la solidarietà. Chi l’ha detto che la scuola pubblica non funziona? Funziona, funziona. E dà ottimi risultati.