Ci voleva un nero-azzurro per dire ad un giallo -blu che i bambini non si toccano, che i bambini si proteggono e basta. Il sindaco di Minerbe, Andrea Girardi (qui il video pubblicato sul Corriere della Sera https://www.corriere.it/cronache/19_aprile_09/candreva-pago-io-mensa-bimbie-mondo-applaude-758ea4ae-5b03-11e9-a26f-7e2e79e4f044.shtml?refresh_ce-cp ) invece pare determinato a mantenere le posizioni. E con fare da maoista, colpirne uno per educarne cento, sancisce che la bambina figlia di una coppia marocchina che nel comune veronese è in ritardo con i pagamenti della mensa, debba pagare lei per far capire ai genitori che ci sono delle regole e che le regole si rispettano. “Avremmo potuto impedirle di mangiare”, protesta il primo cittadino, invece “le abbiamo dato tonno e cracker.”
È stato quello il momento in cui la bambina s’è messa a piangere, vedendo che tutti gli altri compagni mangiavano altro cibo e lei sola era in modo cogente alimentata con un piatto diverso da quello di tutti i suoi compagni di gioco. “Lo abbiamo fatto per far capire alla famiglia che ci sono dei doveri” ha tuonato il sindaco di 42 anni la cui solerzia amministrativa obnubila la consapevolezza che l’effetto distorsivo prodotto è incidente prima di tutto sulla psicologia e sull’anima di un soggetto che non può ancora compiutamente elaborare le ragioni di una scelta di questo genere. Così davanti all’ombra della luce, s’è presentato un filo di coscienza nerazzurra, di nome Antonio Candreva di professione calciatore professionista. Il quale ha pensato bene di chiamare il sindaco e di garantire lui il pagamento della retta alla bambina; e già che c’era anche di altre 30 famiglie insolventi. Così quando la luce ha rischiarato la logica amministrativa con il calore affettivo e irrazionale di un padre, s’è prodotto conseguenzialmente ciò che ci si poteva aspettare: che il senso della vita, che il naturale senso di proteggere chi è indifeso, i bambini, non i loro genitori, ha preso il sopravvento. E per quanto illogico possa apparire tutto questo, c’è un calciatore di Serie A che gioca nell’Inter, squadra attraversata da continue turbolenze di genere narcisistico che hanno indotto persino gli ultrà a chiedere ad alcuni dei loro giocatori di andarsene, a prendere carta e penna e un telefonino per tutelare la dignità di una bambina nell’anno del Signore 2019. A Minerbe, provincia di Verona, la provincia di quella nota cittadina dei Montecchi e Capuleti, di Romeo e Giulietta e di Shakespeare. Anni di benessere, quelli del dopoguerra. Troppo benessere, forse.