Milano Positiva, il lavoro è un problema dannatamente serio e complesso

Con l’avvento della tecnologia in cui si comunica con gli slogan e a colpi di tweet, riuscire a spiegare la complessità è diventata un’impresa. A dispetto dei social media manager, che insegnano a comunicare alla velocità del battito di una palpebra, e spesso con la sola gestualità del corpo, ci spiace constatare che ridurre a semplici messaggi di fumo ( mediatico) la complessità della mente e della vita umana, è semplicemente una scemenza. Per la precisione: sui temi del lavoro la semplificazione in atto è che lavoro sarebbe anche quello a chiamata, per cui se lavori tre giorni l’anno l’istituto di statistica nazionale ti considerebbe a tutti gli effetti un occupato: solo che non è così. Quella persona non è un occupato. Un altro versante di una realtà complessa è quello del lavoro di alcune categorie. Negli scorsi giorni abbiamo avuto modo di parlare con alcuni centri per l’impiego. Ed è emerso che malgrado la necessità per molti di trovare un’occupazione, si registra una drammatica difficoltà a reperire uomini e donne per alcune categorie. Persone che lavorino con i muletti per le imprese, nel settore trasporti, imballaggi e stoccaggio; professionisti disposti a lavorare come infermieri, o categorie la cui professionalità richiedano impegni notturni. Persino lavorare nei supermercati avrebbe perso appeal e sarebbe meno gettonato che in passato. Il che significa che ci sono centri di distribuzione che faticano a reperire forza lavoro. I contratti in questo caso sono a tempo indeterminato ma ciò malgrado non ci sarebbe alcuna volontà di provvedere in modo compiuto ad avvalersi di questo genere d’occupazione. Un fenomeno in crescita, soprattutto al Nord, dove la richiesta e la formazione media è più alta ed in cui l’indice dei cervelli in fuga verso il Nord America, la Cina la Russia e il mondo anglosassone non conosce flessioni. Su questa condizione s’impone la necessità di riflettere per capire come a fronte di un mondo sempre più tecnologico ma a basso costo ( per alcune professionalità) si registra l’estinzione di altre carriere e lavori, tanto che è già sancito che da qui a 20 anni oltre il 90% delle occupazioni di oggi, non ci saranno più o saranno completamente modificate. Gli ostinati rappresentanti di un mondo che sembra non voler vedere i cambiamenti è il mondo del giornalismo. Spesso ancorato a tv e giornali, non ha capito che la fruizione del prodotto informazione è cambiato. Salite su un bus o un tram oppure su di un treno. Non vedrete più leggere i giornali. Osservate quante persone a casa loro la sera se ne stanno sui loro smartphone e si guardano ciò che a loro piace, rinunciando alla tv. Oggi persino il calcio è in Streaming. I contenuti ci sono, è cambiato il contenitore. Eppure c’è chi insiste sulla diade carta-tv. Il lavoro è una cosa maledettamente seria. Occorre preparazione per comprendere il proprio presente.