Reddito di cittadinanza, è arrivato il D day

Il D day è arrivato. Ed anche Milano verrà messa alla prova. La richiesta per il reddito di cittadinanza parte domani con l’attesa di lunghe code in Posta. In pratica: tutti coloro i quali ritengono di avere diritto all’assegno garantito dal Governo 5 Stelle – Lega da domani 6 Marzo appunto potranno farne richiesta. Il primo versamento previsto è per Aprile/Maggio. Intanto qualifichiamo gli aventi diritto: sono coloro i quali hanno perso il lavoro e sono privi di qualunque tutela o coloro i quali sono in cerca di una prima occupazione. Tra i principi primi ci sono i livelli minimi d’accesso: potranno accedervi tutti coloro i quali si trovano sotto la soglia minima dei 9.360 euro lordi all’anno, indicata dall’Istat come soglia di povertà. Oltre al reddito di cittadinanza c’è anche la pensione di cittadinanza che si richiama agli stessi principi. Chi vi accede ha l’obbligo di cercare almeno per due ore al giorno un’occupazione o di esercitare lavori santuari che potrebbero venirgli proposti e avranno diritto fino a tre proposte lavorative che l’avente diritto dovrà, per almeno uno dei tre, accettare. Milano parte con condizioni lavorative oggettivamente diverse potendo contare su una flessibilità maggiore e una richiesta di lavoro a tempo, in genere maggiore rispetto a quella di molte altre città. Rimane tuttavia la curiosità di scoprire quanta popolazione attiva farà effettivamente richiesta di una soluzione che se da un lato prevede un sussidio di sostegno a chi ha bisogno, dall’altro prevede anche un impegno ad assumere la responsabilità di governare la propria vita, accettando quanto lo Stato vorrà proporti. Un passaggio sottile e delicato. Una cosa infatti è una scelta posta in essere nell’alveo di un esercizio di libertà individuale condotta in ragione di proprie scelte e peculiarità professionali. Altra cosa è creare una parte di cittadinanza che accetti qualunque lavoro pur di sopravvivere anziché valutare l’opzione di qualificarsi professionalmente in base alle proprie attitudini e capacità. Se in qualche modo questo esercizio diventerà l’opzione con cui garantire il rispetto di una dignità violata, è anche vero che si rischia di pregiudicare il libero arbitrio di individuare da sé le proprie capacità, intraprendendo un percorso professionale che investa ogni singola persona della responsabilità di essere ciò che vuole diventare. In ultima istanza una cosa è solleticare l’intraprendenza di ognuno al fine di fare leva sulla propria psicologia per migliorare se stessi, altra cosa è svellere l’intraprendenza di qualificarsi e di combattere per ciò che si vuole diventare, per fare spazio all’attitudine di far scegliere gli altri al proprio posto, soprattutto nello svolgere un’attività professionale. Perché tu Stato, cioè tu rappresentante di ognuno di noi, devi garantire che ognuno possa scegliere per sé stesso. E non sovrapporti al singolo cittadino, scegliendo tu per lui. È il rapporto che va invertito. È il cittadino che sceglie, anche con un percorso incidentato, quale strada intraprendere per dare il suo contributo. E non il contrario. L’economie programmate quinquennalmemte erano il paradigma ( e il paradiso) del socialismo reale. Superato dalla storia.