Milano Positiva e il commissario Montalbano

Suvvia, diciamolo: noi di Milano Positiva lo sappiamo benissimo che il Commissario Montalbano è uno di noi. Probabilmente non amerebbe troppo il casino della città e certamente non accetterebbe di dover cambiare macchina, visto che da 20 anni gira sempre con la stessa Fiat Tipo. Tuttavia, nella dimensione atemporale in cui il Commissario oggi lavora, se si trovasse dove Milano Positiva è nata, cioè tra Viale Monza, Via Padova e la Stazione Centrale, il poliziotto di Vigata si troverebbe ad assoluto suo agio. Innanzitutto perché anche lui come noi pensa che se un terrorista dell’Isis dovesse sbarcare in Italia arriverebbe in aeroporto con un normale volo e non con un barcone. Poi va anche detto che lo sbirro più famoso d’Italia, come noi non usa mezzi termini e va dritto al cuore delle cose. Quando scopre una tratta di bambini usati per il traffico d’organi, vuole essere il primo a bastonarli personalmente. Ci sono cose su cui non si transige. Non sui bambini. Lui è per fare il cambiamento, ed il cambiamento è sempre in prima persona. Montalbano è un testardo, uno a cui se dici di non fare una cosa, anche se sai che è giusto fare il contrario, la fa lo stesso. Decide per conto suo ed ha un senso spiccato della giustizia. Non fa mai nulla nello stile americano: essere Rambo non fa parte del suo personaggio. Montalbano semmai preferisce agire come un padre di famiglia. Prima di tutto la cura dei valori che contano: come l’amicizia ed il rispetto per la persona. Quando un collega di Televigata gli domanda, a proposito di migranti, “ma perché difendi questi povirazzi?”, Montalbano risponde come rispondiamo noi: “Proprio perché sono dei povirazzi”. Mettere l’uomo davanti a tutto: prima del successo, dei soldi, del narcisismo, dell’affermazione effimera dell’immagine di sé. Montalbano piange il padre morto, davanti al silenzio del mare, ma al cornuto che fa tagliare un olivo secolare per costruirsi una casa gli sfascia la vetrata d’ingresso. Alla mafia non offre alcuna sponda, ma sa parlare e farsi parlare con rispetto. Quando le circostanze lo consentono li fa arrestare, ma sa distinguere tra la manovalanza e l’aristocrazia mafiosa dai pensieri fini. Soprattutto quando alle spalle ha politici che con le parole stanno da una parte e con i fatti dalla parte opposta. Montalbano somiglia a Milano Positiva e a quell’associazionismo che tra Via Padova e la Stazione Centrale coglie l’opportunità di un mondo migliore. Perché prima i povirazzi eravamo noi. E non è da noi restare con le mani nelle mani. Vero, Salvo?