Milano Positiva: dobbiamo aiutare gli insegnanti

Milano Positiva: dobbiamo aiutare gli insegnanti

È successo per caso. Una caffè in un bar tra Via Padova e Viale Monza. Una chiacchiera mattutina prima di cominciare il lavoro. Una giovane ragazza, insegnante, che mi porta testimonianza di come è interpretato oggi il ruolo di docente. “Molti hanno sempre più paura di esercitare questo ruolo. Veniamo continuamente redarguite sulle responsabilità cui andremmo incontro nel caso in cui succedesse qualcosa in classe ad uno studente. Soprattutto i casi di Adhd sono classificati come i più pericolosi. Se un ragazzino provoca la perdita di un occhio ad un altro ragazzino, siamo noi a doverne rispondere.”

Insomma essere docenti oggi, sta progressivamente ingessando chi svolge un ruolo primariamente didattico in un’aula. “Il che significa però che non possiamo dimenticare l’importanza dell’educazione, cui siamo comunque chiamati. Molte scuole stanno per questo cercando di coresponsabilizzare le famiglie nei processi educativi. Tentando di sgravare da questa funzione la scuola, per cui devono poi rispondere di troppe cose davanti alla legge. Per questo molti professori scelgono di non accompagnare gli studenti, soprattutto delle scuole primarie, a visite in città. Per il timore che accada qualcosa a qualcuno. Già sono pagati come precari se poi a questo si aggiunge la paura di doversi trovare intrappolati in qualche causa, dove sei poi costretto a pagarti un legale, tanto vale starsene chiusi in aula, fare lezione e se qualcuno fa casino sbatterlo fuori o mandarlo dal preside. Niente musei, niente passeggiate in città, se possibile niente rischi. Una cosa sono i licei dove i ragazzini accedono già quattordicenni e quindi in grado di potersela cavare, ma dove l’incoscienza di alcuni gesti può comunque provocare dei problemi. Altra cosa sono i bambini più piccoli, con cui si fanno maggiori le resistenze. Malgrado la disponibilità di molti insegnanti, è chiaro che aumentano i timori nell’accompagnare una classe di bambini piccoli. Paradossalmente ad avere più paura sono proprio le insegnanti più giovani, mentre chi ha i capelli bianchi ricorda gli anni 70 e 80. Le insegnanti che si trovavano a scuola negli anni 40 ricordano quante volte hanno rischiato di morire rimanendo sotto le bombe anche del fuoco amico come accadde alla Scuola di Gorla. Forse occorrerebbe più senso della misura e un legislatore che tuteli questi uomini e queste donne che a scuola sono presenti per una vita. Li protegga con mezzi e strumenti al fine di aiutare i nostri ragazzi a essere responsabili e a diventare coscienti della propria libertà.