Milano Positiva , il Cyberbullismo fa più male delle botte, ma uscirne si può. Hanno superato la messa alla prova. Dopo sei anni si chiude la drammatica storia in cui Carolina Picchio si suicidò. Vittima dello stalking e della violenza subita via internet da un gruppo di ragazzi. I giudici sei anni dopo la tragedia hanno ritenuto di non doversi procedere contro i cinque ragazzi; all’epoca dei fatti tutti minorenni. Per questa ragione le stesse toghe hanno deciso per l’estinzione del reato. La messa alla prova è un istituto giuridico posto in essere nel 1996. Da applicarsi proprio nei confronti di quei giovani che si siano macchiati di reati. Un mezzo attraverso il quale il diritto ha sancito che si può tentare di recuperare un minore. Allorquando lo si metta nelle condizioni di avviare un processo di coscienza, di consapevolezza, rispetto al reato commesso. Le misure adottate permettono attraverso esperienze sociali, o all’interno di comunità, di aiutare a comprendere il reato commesso, il dolore provocato. A distanza di venti anni, gli stessi precetti sono adottati nei penitenziari italiani con l’avviamento di attività lavorative, culturali, teatrali, svolte con il supporto anche di gruppi di psicoterapia. “Dopo quasi sei anni, oggi si chiude un cerchio. Oggi sappiamo che il cyberbullismo, nella sua forma più crudele, non può essere derubricato a semplice ragazzata perché le parole fanno più male delle botte. Tutti lo hanno capito, anche quei ragazzi che hanno affrontato questo lungo percorso di riflessione e consapevolezza”. Il padre di Carolina, Paolo, ha commentato con queste parole la decisione del tribunale per i minorenni di Torino di dichiarare estinto il reato compiuto dai cinque ragazzi che istigarono la figlia Carolina al suicidio.
In uno di questi incontri avvenuto a Milano Paolo Picchio cosi si é rivolto a tutti gli studenti presenti sempre meno consapevoli di quanto male possa fare un distorto ed inconsapevole uso dei social. Capaci di poter distruggere la vita di una persona