Milano Positiva, l’elevatore per disabili che non c’è a MM Rovereto

Milano Positiva e l’elevatore che non c’è a MM Rovereto

Viale Monza, fermata della metropolitana milanese di Rovereto, un chilometro da Piazzale Loreto. Segnalatoci da alcuni genitori, abbiamo riscontrato che all’interno della fermata della metropolitana, c’è  un problema. Da Rovereto  si accede al Parco Trotter, uno dei centri scolastici più rinomati della città  per essere collocato all’interno di un parco.  Alla fermata non sussiste alcun elevatore per aiutare un disabile in carrozzella a poter affrontare la discesa verso la metropolitana. Una condizione che rende difficile la salita e la discesa anche per quegli anziani diversamente abili e che possono avere bisogno di un elevatore per arrivare in cima alla sommità, verso l’ingresso della metro, o al suo contrario verso la discesa che permette di  accedere ai tornelli. Una condizione estremamente difficile da poter affrontare tenuto conto che i cittadini colpiti da disabilità sono progressivamente in aumento.  Considerato anche l’aumento anagrafico dell’età media degli italiani, sempre meno inclini a fare figli, e considerato anche che Rovereto è parte della periferia milanese che porta nella direzione di Sesto San Giovanni. Un luogo in cui si trova un grande agglomerato  urbano in cui l’assetto etnografico e interculturale si è progressivamente intensificato generando un lignaggio neofita della middle class internazionale figlio della globalizzazione. Un’azione peristaltica della storia  dove s’è prodotto un’agnizione del contemporaneo topos post- industriale, con una molecolarizzazione della forza lavoro sempre più declinata verso la terziarizzazione. Questo contesto urbano sta producendo i suoi effetti, all’interno di un meccanismo di cambiamento che ha creato una neo stratificazione sociale. Le conseguenze cui si assiste dunque è di aver generato, con un effetto cascata, la molecolarizzazione anche delle diverse classi sociali che si sono venute a creare all’interno di un contesto antropico. E sempre più rilevanti diventano le distopie. Per questa ragione si assiste al ritardo anche delle infrastrutture necessarie come quelle per i disabili. Sempre più spesso lasciate all’iniziativa individuale di un rinnovato spirito ambrosiano.