Taser, iniziata la sperimentazione tra le polemiche

Una scarica di un Taser è ad alta tensione e basso amperaggio, e provoca la contrazione dei muscoli e il sovraccarico del sistema nervoso. Un combinato disposto che rende la nuova arma, messa a disposizione delle forze dell’ordine in una sperimentazione che coinvolge diverse città tra le quali Milano, Torino, Genova, Padova, Reggio Emilia, Napoli ,Caserta, Catania Palermo,  è stata fatta oggetto dell’attenzionamento da parte di molte organizzazioni non governative oltre che dalle stesse Nazioni Unite.
Attraverso due dardi che vengono sparati dal Taser e legati da fili elettrici, questo strumento è stato prodotto con lo scopo di garantire l’immobilizzazione di un catturando inseguito dalle forze dell’ordine, allorquando si rilevi la pericolosità sociale di un soggetto.  Il Taser, di cui sono state dotate le nostre forze dell’ordine è l’X2. Il Taser è già usato da 107 Paesi nel mondo. Negli scorsi giorni si è aperta una schermaglia tra le forze di maggioranza e quelle di opposizione alla Camera. Secondo quanto riportano alcune importanti organizzazioni non governative, infatti, tra le quali Amnesty International ma anche secondo le Nazioni Unite  il Taser deve essere considerato uno strumento potenzialmente pericoloso per la salute se non addirittura uno strumento di tortura. L’assessore  alla Sicurezza della Regione Lombardia Riccardo De Corato ha dichiarato che la sperimentazione in corso non ha fin qui prodotto alcun effetto collaterale. “Anzi i primi interventi, uno dei quali in Stazione Centrale ha funzionato nel dissuadere una persona e dunque nel lasciarsi arrestare senza resistere alle forze dell’ordine”

L’obiettivo della.Polizia Locale è  di restituire ai cittadini quella sicurezza la cui percezione negativa è alimentata da una comunicazione mediatica che tende ad incrementare i timori di essere minacciati fisicamente nella propria incolumità  personale. Nell’alveo dunque del principio giuridico della legittima difesa , l’esecutivo sta lavorando all’obiettivo di mitigare queste ansie collettive, con un intervento che sia meno restrittivo verso chi sia aggredito e rafforzando nel frattempo gli strumenti delle forze dell’ordine. Questo malgrado la percezione di paura sia confutata da tutti i dati forniti da Istat il quale già da qualche anno rileva che i reati, soprattutto quelli predatori, sono in forte diminuzione. Ruolo determinante hanno quindi i social network che tendono ad amplificare i messaggi di paura e di insicurezza , per quanto vada rilevato che l’ansia collettiva della gente comune non è solo “un effetto dei media” ma la conseguenza di un aumento dei reati che si concentrano in modo particolare nei grandi agglomerati urbani. Da cui poi parte un reticolo di paura che si dispiega nei quartieri periferici ma anche in quelli più benestanti. Coniugare la tutela della comunità a quello di una comunicazione verificata e attinente alla realtà è una complessità che richiede soprattutto responsabilità e coscienza