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È un primo segnale. La fondazione Banca del Monte  di Lombardia ci ha accordato una cifra di 5000 Euro da spendere in cibo da poter acquistare per quei nuclei familiari che ne hanno bisogno. Per la prima volta infatti a Milano, dalla seconda guerra mondiale, si fa davvero la fame. Le immagini che si trovano su tutte le pagine dei giornali di file ormai chilometriche davanti a Pane Quotidiano sono icona di quanto sta accadendo in Italia e nel capoluogo lombardo in particolare. La città in cui si soffre di più.

Molta della middle- class, dei dipendenti, dei liberi professionisti, dei tantissimi precari che la Partita Iva l’hanno aperta grazie al vento riformista Prodiano e alla riforma Treu in particolare, oggi sono in grave sofferenza nella città più ricca d’italia. La sofferenza sta per tramutarsi in dramma, anche se l’assistenza sociale per il momento regge: è la dicotomia tra ricchi e poveri che si rafforza e insieme con lei la forbice tra chi ha di più  e chi ha di meno. Con i primi che stanno sempre meglio e sono sempre più  ricchi e i secondi che se la passano sempre peggio. Per questo noi di Milano Positiva vogliamo far un uso oculato attento ed etico della disponibilità  che c’è  stato riconosciuto.

Un contributo atto a comprare cibo e a distribuirlo tra chi ne ha bisogno. Non c’è più vergogna, non c’è  più timore né  ci sono remore nel fare vedere il proprio viso, da parte di chi la fame sta cominciando a farla.

La scienza del resto ha deciso che per proteggere le persone bisognava impoverirle e ha fatto questo con il contributo dell’inettitudine di una classe dirigente incapace, indetta, incompetente.

È solo questione di tempo, comunque

Ogni classe dirigente ha una sua Mani Pulite ad aspettarla. Arriverà il tempo, in cui qualcuno risponderà di un allarme sociale in cui, nel picco della pandemia del 2021 abbiamo il 30% di terapie intensive occupate da casi Covid. E si grida all’emergenza.

 

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Un milione di poveri in più https://www.milano-positiva.it/2021/03/08/un-milione-di-poveri-in-piu/ Mon, 08 Mar 2021 09:23:37 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=4708 Sono dati ISTAT. Un milione di italiani fanno fatica a mettere qualcosa sul tavolo, per mangiare. E ad essere colpito è soprattutto il nord, soprattutto Milano. La città  di Expo […]]]>

Sono dati ISTAT. Un milione di italiani fanno fatica a mettere qualcosa sul tavolo, per mangiare. E ad essere colpito è soprattutto il nord, soprattutto Milano. La città  di Expo è evaporata a causa del virus. Bar e ristoranti chiusi. Chiusi i centri sportivi, le palestre, le piscine, i centri teatrali. Sbarrate le sale da concerto, serrati i centri commerciali nel week end.

E siamo solo all’inizio.

Nel processo di riallocazione del capitale ad essere chiuse saranno poi le scuole, quindi le banche che hanno da tempo cominciato processi di fusione per l’insostenibilità del debito contratto per i prestiti allocati secondo logiche politiche e non economiche. A quel punto, quando ad essere sussunto in questo processo sarà anche il sistema pubblico, lo sfascio sarà definitivo. Già oggi dunque diventa necessario distribuire pane da mangiare, cibo alle famiglie povere sempre più  povere; dove ad essere assorbite sono coloro che facevano parte del ceto medio.

Milano Positiva ha stretto alcuni accordi con catene alimentari per raccogliere cibo per chi ha bisogno. Sono persone e famiglie, quelle di Milano Positiva, che spendono il loro tempo per sostenere il bisogno sempre più impellente di quanti nella grande metropoli milanese si mettono in fila davanti alla mensa dei poveri, o ai dormitori pubblici. Stiamo per essere travolti da una povertà post bellica che questa generazione non ha mai conosciuto.

Come associazione che assiste il bisogno noi ci siamo per aiutare chi è  rimasto senza. Senza soldi, senza cibo, senza speranza. Ci siamo per dirvi che una mano siamo pronti a farvela sempre sentire vicina. Ce la faremo in qualche modo. Dio ci salvi dalla tempesta che è arrivata. È arrivata la miseria. Non aspettavamo bussasse alle porte dei milanesi. È il momento di aiutarsi.

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Dacci oggi il nostro pane quotidiano https://www.milano-positiva.it/2021/02/02/dacci-oggi-il-nostro-pane-quotidiano/ Tue, 02 Feb 2021 08:44:35 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=4187 Fanno un lavoro improbo. Distribuiscono tutti i giorni pane, cibo, formaggi, frutta, dolci, bevande. Ogni giorno centinaia di chili di prodotti alimentari in scadenza, vengono messi sulle tavole dei milanesi […]]]>

Fanno un lavoro improbo. Distribuiscono tutti i giorni pane, cibo, formaggi, frutta, dolci, bevande. Ogni giorno centinaia di chili di prodotti alimentari in scadenza, vengono messi sulle tavole dei milanesi che soffrono la fame.

Sono tanti. E sono sempre di più. Stranieri, certo. Immigrati africani, sicuramente. Ma anche tanti italiani pensionati, o senza lavoro da un giorno ad un altro. Rimasti senza risorse, e senza speranze. Colpiti dalla pandemia in in momento già difficile per la nostra economia oberata da un debito pubblico schizzato in un anno di 25 punti. Una cifra, il 160% di debito sul Pil, toccata in Italia solo una volta, cento anni fa nel 1920. E con questi numeri che fanno i conti i milanesi che si mettono in fila per poter avere una borsa con un po’ di cose da mangiare. Una volta c’era la vergogna nel mettersi in fila, uno strano pudore, per tanti italiani. che non si sarebbero mai aspettati di ritrovarsi in quelle condizioni. Oggi non è più così. Per molti avere da mangiare è diventata un’impellenza che non si sostiene neppure quando un reddito lo si ha. Perché sono talmente bassi, che non si riesce a reggere il peso del costo della vita nella metropoli milanese. I tempi di Expo, della Milano ricca che cresceva, si è smarrita. Anche perché per molti che oggi sono qui, sei anni fa non era tanto diversa la condizione. Perché sono le sperequazioni quelle che fanno la differenza. E già 2100 giorni fa per molti di quelli che sono in fila oggi, le cose non andavano bene.

Per questo Milano Positiva si è distinta e continua a operare nella distribuzione di cibo. Perché questo bisogno non s’è mai interrotto. Portiamo cibo dove ce n’è bisogno, dove ci viene chiesto. Attraverso le comunità religiose, lo distribuiamo. Attraverso le collette alimentari e Pane quotidiano ci occupiamo di raccoglierlo per farlo avere sulle tavole di chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Il sostegno migliore è dare una mano a chi ha bisogno. Direttamente. Con un po’ di pane. Il nostro pane quotidiano.

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Don Colmegna: “Davanti all’eutanasia di senso occorre tornare a sognare” https://www.milano-positiva.it/2020/12/28/don-colmegna-davanti-alleutanasia-di-senso-occorre-tornare-a-sognare/ Mon, 28 Dec 2020 08:57:44 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=4123 “Siamo in presenza di un cambio epocale, in un clima appesantito dal Covid in cui è aumentato il bisogno di aiuto”. Don Virginio Colmegna, indossa i suoi splendidi 80 anni […]]]>

“Siamo in presenza di un cambio epocale, in un clima appesantito dal Covid in cui è aumentato il bisogno di aiuto”. Don Virginio Colmegna, indossa i suoi splendidi 80 anni con la leggerezza di un ragazzino. E, accettando di parlare con Milano Positiva, fa un ragguaglio di quella che è la condizione sociale attuale.

“La povertà reca con sé una profonda domanda di giustizia, e il rinnovamento di una politica con la “P” maiuscola che vada oltre gli stereotipati schemi “destra – sinistra”. Occorre una energia politica che appronti un modello di welfare sociale, una cultura d’inclusione”

Secondo Don Virginio, “il Covid ha accelerato un clima che l’enciclica di Papa Francesco, Laudato sii, aveva preconizzato: occorre un cambio di paradigma, davanti ad una crisi economica sempre più forte in cui il blocco dei licenziamenti e degli sfratti sono solo dei “tamponi”.

Per questo occorre uno slancio per costruire un futuro diverso. Don Virginio cita “Regaliamoci il futuro” uno dei progetti che la Casa della Carità ha messo in campo e che, “come avete fatto voi di Milano Positiva, distribuendo cibo alle diverse comunità, compresa quella islamica, ci dice che una programmazione sociale è necessaria”. Don Colmegna infatti cita la necessità di accompagnare di qui in poi alla carità anche la cura della salute, con una presenza sul territorio del Municipio a partire per esempio dalla vicinanza al Covid hotel di Via Adriano. “Occorre dare soprattutto ai più deboli, con un sostegno che ha la sua premessa nell”ottimismo, perché non si può non essere ottimisti”. Quando gli chiedo se non teme una deriva scientista, con un’enfasi illuminista che pregiudichi la spiritualità, mi risponde cosi: ” È ovvio che la tecnocrazia fa vedere i suoi limiti, ricordando da vicino alcune posizioni di Emanuele Severino sul tema, e quando si pensa di poter dare un senso alla vita attraverso degli algoritmi si rischia un’eutanasia di senso. Per questo occorre recuperare il Vangelo che brilla di gioia.”

E citando le antiche scritture ricorda che sta scritto “che anziani e bambini balleranno insieme perché non dobbiamo perdere la capacità di sognare ancora”

Chiudendo l’incontro ricorda ‘Salute all’anno nuovo’, un altro dei progetti su cui è impegnata la Casa della Carità. Ribadendo che la politica deve andare oltre le beghe di cortile, e guardare alla povertà e al bisogno con la discrezione del silenzio e la coscienza dell’altro da sé.

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Dire di no a chi ha bisogno: cosa siamo diventati? https://www.milano-positiva.it/2020/09/01/dire-di-no-a-chi-ha-bisogno-cosa-siamo-diventati/ Tue, 01 Sep 2020 08:31:34 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=3837 Si avvicina con fare dimesso e un po’ intimorito. Indossa una maglietta colorata e un paio di pantaloni consunti. Ha un cappello in testa con la visiera e la mascherina […]]]>

Si avvicina con fare dimesso e un po’ intimorito. Indossa una maglietta colorata e un paio di pantaloni consunti. Ha un cappello in testa con la visiera e la mascherina sopra la bocca. In mano un cartello. Lui è un immigrato keniota, non parla italiano e i suoi occhi implorano aiuto. Chiede una moneta, anche se sul cartello sta scritto che deve prendere un treno per Lecce.

Ci sono stato a Lecce. Lì gli immigrati in effetti sono messi nelle mani dei caporali che poi li portano a lavorare nei campi per raccogliere i pomodori a 2 Euro al giorno.

Lui con lo sguardo m’implora di aiutarlo. Mi rivolgo a lui in inglese. Lui mi capisce e ccomprende di aver instaurato in qualche modo un rapporto istantaneo di comprensione umana. Mi chiede una moneta.

Ho appena consumato i miei ultimi spiccioli al bar sotto casa. Ho fatto colazione. Nel portafogli ho 10 Euro, che mi devono bastare per i prossimi due giorni. Il danaro è contingentato, nella mia agenda. La spia della consolle ipotetica, indica che sono in economy. Non ho spiccioli. Lo guardo negli occhi e rivolgendomi a lui nella lingua in cui so essere compreso, gli spiego che sono dispiaciuto e non ho nulla da dargli.

Poi monto sulla moto e me ne vado. È durante il tragitto che sono colto da un senso di colpa tremendo. Ho voltato dall’altra parte il mio sguardo verso un uomo che aveva bisogno. Che cosa sono diventato? Possibile che un uomo che implora il mio aiuto diventi un soggetto invisibile? Anzi: possibile che possa considerarlo un disturbatore della mia quiete morale? Che cosa sono diventato?

Penso a quello sguardo, e allo stesso tempo alle mie finanze minate, è vero, da una crisi che morde, ma che non mi ha impedito di avere gli spiccioli per andare a fare la mia consueta colazione al bar. Sono dilaniato tra un’etica personale che mi ha forgiato all’insegna del sostegno al bisogno, e all’imperativo categorico di non sforare con le spese. Quei dieci Euro nel portafogli devono bastare ancora per due giorni. Torno a casa in pausa pranzo per mangiare, per non spendere. E poi non posso aiutare tutti i disperati che incontro; e nella mia città, Milano, sono davvero tanti.

Cerco degli alibi, delle scuse razionali per motivare quel distacco umano perpetrato verso il bisogno di un uomo. Un uomo che forse non sa neppure che chi gli ha promesso di aiutarlo a Lecce lo farà diventare uno schiavo senza diritti nelle mani della criminalità organizzata. Rigorosamente made in Italy.

Distolgo l’attenzione da questi scrupoli morali, cercando di fare luce sull’agenda lavorativa. Sugli impegni, sugli incassi, su quanto dovrò fare nelle prossime ore. E poi non dovremmo aiutarli a casa loro? Gli alibi m’inseguono alla velocità della fuga dei miei rimorsi etici.

Che uomo sono diventato? Cerco un capro espiatorio. Il Governo, che non fa abbastanza. La Lega, che specula su questa tragedia umana. La Chiesa che non fa abbastanza. Ognuna di queste strade mi serve a fuggire dalla coscienza che ho di avere abbandonato un uomo che aveva il bisogno di essere aiutato

Che cosa sono diventato?

Cosa siamo diventati?

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“Dormo per strada, aiutatemi” https://www.milano-positiva.it/2020/07/07/dormo-per-strada-aiutatemi/ Tue, 07 Jul 2020 06:55:08 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=3743 Quando la lascio, su una panchina accanto a Villa Casati, sede del Comune, a Cologno Monzese, comincia ad esserci un venticello che annuncia pioggia. Maria Antonietta è una giovane signora […]]]>

Quando la lascio, su una panchina accanto a Villa Casati, sede del Comune, a Cologno Monzese, comincia ad esserci un venticello che annuncia pioggia.

Maria Antonietta è una giovane signora che a causa di dissidi familiari, di cui le autorità locali sono informate, ha lasciato la sua casa, temendo per la sua incolumità. Non c’è stata aggressione, questa volta. Ha temuto potesse essere aggredita e ha lasciato casa. Da sette giorni dorme per strada. Su una panchina. “E neppure per tutta la notte: spesso mi alzo, cammino, quando sento che si avvicinano persone pericolose.” Sette notti. In genere, dorme per strada dopo aver mangiato un boccone dalla sorella ed essersi fatta una doccia a casa sua. Sorella che a sua volta non può ospitarla essendo sotto sfratto, con un marito malato e un figlio disabile.

Maria Antonietta ha cercato aiuto rivolgendosi al sindaco di Cologno, Angelo Rocchi, e poi al capo dell’opposizione Giovanni Cocciro, che è stato Assessore alla politiche sociali, quando a governare Cologno è stato il centrosinistra.

Il primo è della Lega, il secondo del Pd: praticamente cane e gatto. I due in questa legislatura si sono querelati più volte.

Rocchi dice “che la rete dell’assistenza sociale, cui la signora s’è rivolta, si è attivata, ma ci vuole tempo” . Cocciro dice che il sindaco, che ha anche la delega da Assessore alle politiche sociali, non sa nulla e non fa nulla per la signora. Quando ho chiesto al Sindaco se potesse in qualche modo aiutare la signora, mi ha detto “che non si può fare più di quello che è stato fatto”. Bisogna aspettare. Nel frattempo però, il primo cittadino si è anche attivato con un albergo di Sesto San Giovanni che potrebbe ospitare la signora. Il sindaco le ha promesso un sostegno economico, ma l’albergo le ha chiesto (subito) una caparra: che lei non può permettersi. In questo complesso percorso ad ostacoli restano due cose: che il sindaco non è sceso per parlare subito con la signora; “preferisco che faccia lei da ponte”, mi ha detto; anche se poi un incontro c’è stato lo stesso, visto che la signora ha deciso di dormire sotto il palazzo del comune. L’altra costante è che la signora è in mezzo ad una strada e non sa dove dormire.

È difficile entrare nel privato di una famiglia. Ostico comprenderne le dinamiche interne. Complesso entrare nel merito. Difficile pensare che un sindaco possa volere il male di un suo cittadino, tanto più se si tratta di una donna che ha problemi di questa natura. Resta il fatto però che al netto di tutte le leggi e di tutte le norme, al di là del lavoro degli assistenti sociali, qui c’è una donna spaventata e sola che dorme per strada.

In questo momento la vera emergenza è individuare una dimora dove la signora possa dormire. Il comune dichiara di non avere le risorse per aiutarla, anche se fino al 27 Dicembre del 2017 un fondo per gli affitti, un progetto sperimentale di Regione Lombardia, c’era. Un’iniziativa adottata nei comuni ad alta tensione abitativa, posta a sostegno del mantenimento dell’abitazione in locazione. Il comune però con determinazione 1345, ha deciso di restituire quei soldi: 47.000 Euro. In quel momento la Giunta riteneva evidentemente, di poter sostenere in altro modo un certo tipo di criticità. Al netto delle diatribe, c’è un’unica certezza. Una donna sola e spaventata gira per Cologno da una panchina ad un’altra, non sapendo dove dormire. E questo è un fatto.

Il Sindaco Angelo Rocchi come molti sindaci, a cui lui aggiunge anche l’onere di essere Assessore alle Politiche sociali, va incontro a problemi enormi. “Al mio peggior nemico non augurerei di fare l’assessore alle politiche sociali, avendo interpretato quel ruolo” mi ha detto Giovanni Cocciro.

Mentre me ne torno indietro mi resta un solo cruccio: chi ha poteri esecutivi, se avesse la propria madre in quelle condizioni, o la propria figlia, accetterebbe di sentirsi dire che la burocrazia ha i suoi tempi?

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Storia di Sonia, senza casa da quattro anni https://www.milano-positiva.it/2020/05/22/storia-di-sonia-senza-casa-da-quattro-anni/ Thu, 21 May 2020 22:46:53 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=3588 Questa è la storia di Sonia Musico, ha tre figli. È nata a Milano e qui, fino a quattro anni fa, aveva una casa. Due dei suoi figli sono maggiorenni […]]]>

Questa è la storia di Sonia Musico, ha tre figli. È nata a Milano e qui, fino a quattro anni fa, aveva una casa. Due dei suoi figli sono maggiorenni ed una è disabile. La terza è minorenne.

Quattro anni fa, per vicende familiari, Sonia perde la casa. E comincia la sua odissea. Fa richiesta per avere un appartamento e si mette in fila. Sottoscrive tutte le domande d’emergenza per avere un posto in cui stare. Chiede un alloggio popolare. Incontra i diversi assessori che al Welfare si sono alternati a Milano. La risposta è sempre la stessa. Carenza di alloggi e inidoneità per il suo fabbisogno. In quattro bisogna avere almeno una adeguata metratura.

Sonia lavora per Ristorazione Milano. Con l’avvento del Covid, la mettono in cassa integrazione. Campa, se così si può dire, con 250 Euro al mese. Questo mese. Perché Maggio è stato il primo mese in cui ha visto dei soldi. I figli dormono a casa di amici, in città. Lei, dopo 4 anni di attesa, è sfinita.

Dopo incontri, lettere, mail, telefonate, dopo le estenuanti code per mendicare un diritto, Sonia è stanca. E questa notte dormirà davanti a Palazzo Marino, sulla panchina sita proprio davanti agli uffici di Beppe Sala.

Scene già viste qualche anno fa, sindaco Pisapia, con un signore di nome Saverio. La povertà non fa sconti e non ne fa neppure la burocrazia. La quale si assicura solo di non aver la scocciatura di doversi curare di un possibile cadavere. Per cui ti tiene a bagnomaria per anni. E tu aspetti. Come fa Sonia. La quale, allo stremo delle forze, e con la dignità che ancora la sorregge grazie anche al supporto dell’associazione Pro – Tetto, guidata da un coriaceo Paolo Garibaldi e da Fernando Barone, continua la sua battaglia. “Una guerra che dura da quattro anni” e che a quanto pare non vede una fine

Come per la sanità lombarda, l’edilizia popolare milanese, continua a mostrare tutto il suo disinteresse verso chi non ce la fa. Nella Milano da bere, affogata nei liquidi reagenti dei tamponi, e dentro il virus invisibile del Covid, osserviamo l’ennesima persona violentata e abbandonata dalle istituzioni. La quale s’incatena davanti al Palazzo che governa la città. Perché questo chiede un cittadino allo Stato di cui è parte. Esserci. Soprattutto quando ne hai bisogno. Che è esattamente la stessa cosa che chiedono coloro che vogliono preservare la loro salute con un tampone. Poter contare sulla presenza delle istituzioni. E non sulle ragioni della loro assenza.

Leggi anche: https://www.milano-positiva.it/2020/06/01/vogliamo-fare-i-medici-ma-limbuto-formativo-ce-lo-impedisce/

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QuBi, la ricetta contro la povertà infantile https://www.milano-positiva.it/2020/04/29/qubi-la-ricetta-contro-la-poverta-infantile/ Wed, 29 Apr 2020 13:48:55 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=3459 È una rete di associazioni, corpo intermedio, tra welfare pubblico e privato, che agisce per efficientare i servizi le cui necessità emergono dal territorio. Si chiama QuBi, ha diverse sedi […]]]>

È una rete di associazioni, corpo intermedio, tra welfare pubblico e privato, che agisce per efficientare i servizi le cui necessità emergono dal territorio. Si chiama QuBi, ha diverse sedi nella città di Milano e noi ci siamo affacciati alla sede di Viale Monza. È un progetto finanziato dalla Fondazione Cariplo e si occupa di fornire servizi alle famiglie del municipio due del capoluogo lombardo. “Ci occupiamo di efficientare i servizi di welfare pubblico e privato”, mi dice Samuel Zucchiati, uno dei protagonisti di QuBi.

Per esempio: “Se un ragazzo ha problemi scolastici, possiamo intervenire sulle famiglie e aiutare il ragazzo a frequentare corsi di apprendimento che lo aiutino a recuperare il gap scolastico. Il sostegno però se passa attraverso il welfare pubblico rischia di avere tempi lunghi; e ad arrivare tardi rispetto al bisogno. Se il ragazzo lo si aiuta dopo due anni e due bocciature, aiutarlo non serve. Occorre invece intervenire subito, per questo se la filiera è composta da una serie di associazioni e d’imprese che collaborano per garantire un servizio, si ha più efficienza e anche più appeal: diventa pure più semplice trovare dei finanziatori che ti aiutino a reperire delle risorse per affrontare le spese”. QuBi insomma assolve al compito di essere una realtà del territorio che dal basso declina un sostegno alla povertà economica, culturale, educativa, sociale, individuando le soluzioni da offrire a chi ne mostra la necessità.

Di fatto QuBi, sentinella contro la povertà minorile, ha già posto in essere 228 azioni d’aiuto in quattro diversi istituti a Milano. Ciò ha comportato decine e decine di incontri e azioni, in un’area popolata da 23 mila persone tra Piazzale Loreto e la zona di Gorla. Uno dei più importanti eventi è stato quello di smistare derrate alimentari in 6 giorni, durante la crisi del Coronavirus: “Prima per fare una cosa del genere occorrevano almeno due mesi”

Risultati ottenuti grazie alla rete di 23 partner, mesi di incontri, e il sostegno di professionisti: psicologi, pedagogisti, educatori e sociologi. Milano Positiva ha incrociato la realtà di QuBi andando ad allungare la filiera di realtà che possono erogare un supporto alla Milano che soffre. Se “divide et impera” è la massima del potere, nihil ad ostentationem, omnia ad coscientiam, è la risposta di chi considera la prossimità un valore.

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La povertà torna a Milano – Coop. Tempo per l’infanzia https://www.milano-positiva.it/2020/04/26/a-milano-torna-la-poverta-che-non-se-nera-mai-andata/ Sun, 26 Apr 2020 20:17:53 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=3418 Fa specie vedere la povertà. Fa specie vedere Milano che soffre. Più che altro perché la sofferenza è brutta da osservare. Eppure a Milano non se n’è mai andata. È […]]]>

Fa specie vedere la povertà. Fa specie vedere Milano che soffre. Più che altro perché la sofferenza è brutta da osservare. Eppure a Milano non se n’è mai andata. È sempre rimasta, magari nascosta in qualche pertugio o in qualche lungo vialone che porta verso le tangenziali. La dignità di chi si mette in fila per un po’ di pane e di pasta.

Certo c’è stata Expo ed arriveranno le Olimpiadi ma c’è un momento in cui tutto questo dolore e questa precarietà comincia a manifestarsi in modo plateale.

Il Covid -19 ha alimentato questa spirale rendendo trasparente la sofferenza di chi, davanti ad una difficoltà inattesa ed imprevedibile, non ha remore a mettersi dietro qualcun altro per poter mangiare.

Allo stesso modo però c’è anche, e lo descrive bene il servizio che pubblichiamo qui sotto, chi il problema di non aver le risorse per mangiare, fin qui, non lo aveva mai vissuto.

E come ci raccontano Silvio Tursi e Gianni Zais, oggi sono in parecchi a declinare un pudore che porta ad eclissarsi nel momento del bisogno. È la misura di quanto benessere ha soggiornato nell’opulenta Milano; quante persone in un modo o nell’altro hanno potuto comunque costruire qualcosa, anche se in modo sommario.

Oggi il Coronavirus ha spazzato via anche quelle piccole precarie certezze che consentivano almeno di mettere il pranzo accanto alla cena. Nella Cooperativa Tempo per l’infanzia, siamo andati a visitare la sofferenza guardandola da vicino nella sua composta dignità. Abbiamo assistito alla gratitudine di chi, raccogliendo nei propri sacchi il cibo che è venuto a mancare nella propria dimora, ha trovato ristoro nell’accoglienza e nella comprensione di quanti non hanno dimenticato la prossimità come valore.

Il famoso cuore buono dei lombardi, il cuore in mano di Milano. Dalle parole di Silvio Tursi, presidente della Cooperativa, e da quelle di Gianni Zais, presidente di Milano Positiva, si evince un impegno che da sempre la cultura e la sensibilità ambrosiana esercita, nel riserbo, nel silenzio che accompagna il sostegno agli altri. Riserbo che abbiamo mantenuto anche noi che abbiamo raccolto la testimonianza di un esercizio che fa bene all’anima: quello di donare.

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Solidando, a Milano il primo supermercato free https://www.milano-positiva.it/2020/01/08/solidando-a-milano-il-primo-supermercato-free/ Wed, 08 Jan 2020 10:12:32 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=2357 Solidando si trova in Via Calatafimi a Milano, nel cuore della città. Qui i conti correnti fanno registrare, pro capite, cifre da capogiro. Esiste però anche un mondo parallelo. Fatto […]]]>

Solidando si trova in Via Calatafimi a Milano, nel cuore della città. Qui i conti correnti fanno registrare, pro capite, cifre da capogiro. Esiste però anche un mondo parallelo. Fatto di sofferenza. Solidando è un supermercato dove si possono trovare pasta, pane, cibo, beni di prima necessità per chi ha un figlio. Tutto gratis. Vi si può accedere solo con un Isee non superiore ai 2000 Euro l’anno. È qui che si trova la gente con un reddito mensile pari a 100.Euro al mese. È la povertà silenziosa, quella vera, quella che ha vergogna di mostrarsi e di dirsi.

A dare una mano molti benefattori privati, associazioni, il banco alimentare; e tanti volontari che qui prestano servizio al banco o sugli scaffali per depositare i quintali di beni che vi approdano quotidianamente. Un’esperienza unica e in qualche modo assolutamente particolare, alla luce del fatto che, lo dicono i dati, nel Periodo di riferimento che va da maggio a settembre 2017 le tessere distribuite sono state 241 per un totale di 695 persone assistite (di cui 58 bimbi sotto i 3 anni)

I Paesi di provenienza sono stati: Egitto 40 %; Italia 26%; Marocco 13%; altri 21%

• Confezioni distribuite 28290; kg di prodotti 18757.

Situazione ad ottobre 2018:

-tessere distribuite 275 per un totale di 750 persone assistite (Tessere infanzia 55)

• I paesi di provenienza delle persone aiutate : Italia 37,5%; Egitto 21%; Marocco 15%, altre nazionalità 26,5% 

-Kg di prodotti distribuiti fino a ottobre 2018: 91.840 kg

Un dato rilevante è il numero di italiani che sono sono stati assistiti nel 2018. Sono aumentati dell’ 11% . Un numero che dice qualcosa d’altro rispetto allo story telling della città che cresce nell’opulenza. Specularmente aumentano i poveri nel più assoluto silenzio. Il senso della decadenza politica e della debacle dell’economia globale è nella precarietà sempre più colpevolmente diffusa. Nell’indifferenza di una città che corre. Senza più neppure capire perché lo fa. L’approvvigionamento ha preso il sopravvento. Il materialismo determina un’identità cieca. Incapace di voltarsi verso dove l’uomo chiama

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