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Fa impressione vederli tutti insieme riempire una piazza. Fa impressione soprattutto sentire decine di camici bianchi dire che non riescono a lavorare, che non riescono ad entrare nelle sale operatorie o negli ambulatori

Fa arrabbiare vedere decine di giovani medici che chiedono di poter lavorare, dopo che negli scorsi mesi le figure apicali di Regione Lombardia si recavano ossequiosamente a rendere omaggio ai medici cinesi russi e cubani all’aeroporto di Malpensa. I quali sopraggiungevano perché a causa dell’epidemia di Covid scoprivamo che non avevamo abbastanza medici per curare i nostri malati. Un mese dopo veniamo a sapere che i nostri medici c’erano, che ne avevamo abbastanza da non aver bisogno di quelli dei paesi comunisti per curare i nostri malati.

Invece scopriamo con raccapriccio che avevamo le risorse. E che lo sapevamo. Come sapevamo, senza poterlo dimostrare, che il casino mediatico sul Coronavirus era qualcosa che puzzava. Non certo perché non ci fosse la malattia o non ci fossero i morti. Ma perché la malattia ha colpito alcune aree della Lombardia generando focolai che hanno decimato la popolazione di piccoli centri urbani, facendo una strage. E sappiamo anche che se avessimo dato modo di fare le autopsie e avessimo fatto lavorare i nostri medici del territorio non avremmo avuto o avremmo potuto contenere questa carneficina

È stato solo grazie alla disobbidienza se il Virus lo abbiamo potuto fermare. La disobbedienza di chi, fottendosene dell’ISS e dell’OMS ha deciso di fare le autopsie. Scoprendo così che ventilare i pazienti non serviva e che in alcuni casi li ha forse persino aggravati. Ha scoperto che l’iperstimolazione delle citochine provocava trombi a livello cardiovascolare e non solo polmonare. Ha così determinato il cambiamento delle terapie, ha obbligato all’utilizzo di farmaci anti malaria, come già aveva detto Luc Montagnier e il virologo Tarro. Ci sono volute poi le parole di Zangrillo a fine maggio per sentire dire che ne aveva i coglioni pieni di sentir parlare di emergenza sanitaria quando da fine Aprile non ci sono più ricoveri negli ospedali. E certo: avendo trovato come guarire i pazienti si sono svuotate le terapie intensive e poi gli ospedali. In questa vicenda infatti ad aver egregiamente lavorato sono stati nostri medici che hanno salvato vite umane e che hanno lasciato in 156 la loro vita sul campo. E proprio loro sono venuti a rammentarci quanto fa schifo la nostra politica. Se solo avesse la metà della dignità di chi sul campo ha rischiato la pelle per salvare vite umane, si leverebbe dalle palle alla velocità della luce. Ma da noi si fanno le commissioni per indagare al fine di favorire l’avanzata mediatica di certi politici. Perché della gente che soffre, non gliene frega niente a nessuno

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“Vogliamo fare i medici ma l’imbuto formativo ce lo impedisce” https://www.milano-positiva.it/2020/06/01/vogliamo-fare-i-medici-ma-limbuto-formativo-ce-lo-impedisce/ Mon, 01 Jun 2020 06:12:47 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=3617 La processione comincia verso le 10.30 del mattino. E il piazzale davanti alla Stazione Centrale e al Palazzo della Regione si tinge di bianco. Sono i giovani medici della Regione […]]]>

La processione comincia verso le 10.30 del mattino. E il piazzale davanti alla Stazione Centrale e al Palazzo della Regione si tinge di bianco. Sono i giovani medici della Regione Lombardia. Ragazzi che hanno appena ottenuto l’abilitazione dopo enormi sacrifici,
dopo essere stati costretti a subire l’arbitrio di quanti, sopra di loro, hanno suggerito di andarsene all’estero.

Dopo essere stati costretti a leccare le scarpe al Direttore Sanitario di turno, di classica nomina politica, paracadutato per il tempestivo quanto consueto andazzo di far governare la sanità alla politica. Cosi funziona in Italia. Si avanza in funzione di simpatie ed antipatie, per rancori personali, piccole o grandi vendette, per incontri amorosi o lussuriosi amplessi proibiti, che generalmente penalizzano il merito. Cosi può capitare di sentirti raccontare dai medici più giovani che “la sanità pubblica è stata abbandonata a favore di quella privata” , che “ad un certo punto in piena emergenza Covid venivano chiamati i medici in pensione mentre noi restiamo al palo”.
“Vogliamo fare i medici,perché noi amiamo il nostro Paese, ognuno di noi lo ama, ma non si capisce perché ci venga continuamente suggerito di andarcene all’estero dove si guadagna di più e si lavora meglio”

Sono medici, quelli che si sono raccolti in 20 piazze italiane “perché non potevamo starcene zitti, e non potevamo stare zitti davanti al Governo Conte e alla Regione Governata da Attilio Fontana”.

“Se non ci specializziamo non possiamo entrare nei reparti ed essere medici a tutti gli effetti”. Eccola la sanità lombarda, quella pubblica, che alza la voce dopo che 15 mila morti ci hanno lasciato “e voi non potete capire cosa ti rimane negli occhi dopo aver visto le bare essere portate via dai militari”

“Se non entriamo nei corsi di medicina generale non possiamo essere sul territorio, negli ambulatori”

“Per troppi anni abbiamo lamentato carenza di personale che l’emergenza Covid ha scoperchiato”.

Questi medici chiedono di poter fare quello che è stato loro impedito a più livelli: nazionale e regionale. Cosa intende fare, ministro Speranza? Cosa intende fare Governatore Fontana? Togliamo l’imbuto?
O non si può dire? O è meglio starsene zitti, perché non dobbiamo fare salire la tensione?

Nell’intervista l’unico consigliere regionale che dialogherà con loro è Michele Usuelli di + Europa. L’unico.

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Lei non sa chi sono io https://www.milano-positiva.it/2020/05/06/lei-non-sa-chi-sono-io/ Wed, 06 May 2020 21:48:51 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=3500 È una linea sottile quella che divide la verità dalla menzogna. In Italia dopo la morte di Giovanni Falcone tutti dichiaravano di rimpiangere un uomo della sua levatura. In realtà […]]]>

È una linea sottile quella che divide la verità dalla menzogna. In Italia dopo la morte di Giovanni Falcone tutti dichiaravano di rimpiangere un uomo della sua levatura. In realtà è stato ucciso dagli stessi che hanno finto di piangerlo.

Nel caso Stamina, fu un gioco da ragazzi scaricare le colpe su Davide Vannoni, dimenticando che il ministro Balduzzi avallò il protocollo con il consenso dell’Aifa e dell’ISS. E quando i genitori dei bambini si diedero appuntamento a Roma nella sala Capranica davanti alla Camera, per denunciare che i loro figli con quel metodo avevano fatto registrare un miglioramento della loro condizione di pazienti di Sma 1, miglioramenti confermati dalle cartelle cliniche di ospedali diversi in regioni diverse, nessun telegiornale lo raccontò. Come nessun telegiornale raccontò che il Prof. Villanova aveva visitato i bambini riscontrando miglioramenti che non sapeva spiegare ma che lo avevano indotto a chiedere di approfondire la conoscenza del metodo. E come nessun Tg parlò del Prof. Camillo Ricordi, un luminare di medicina sulle staminali, che lavorava negli Usa, che si dichiarò pronto a studiare lui il metodo, a testarlo e a fare delle pubblicazioni scientifiche. Negate dall’Aifa.

In genere sopraggiungono poi i fighetti della stampa nazionale, prezzolati pennivendoli al soldo di qualche massone o di qualche cordata politica: pensano poi loro a dispensare le pagelle sulla moralità altrui. Anche in quel caso, malgrado la verità fattuale aprisse una breccia sulle consolidate certezze scientifiche, la verità venne travolta con un’onda scandalistica che aveva trovato un facile bersaglio in Vannoni. Quella che venne travolta fu anche una parte di verità, seppellita con lo stesso professore di Filosofia, passato a miglior vita lo scorso anno.

Guarda caso molti dei soggetti protagonisti allora sono gli stessi di oggi. I pazienti vittime di una malattia, una politica compiacente, istituzioni sanitarie che ora come allora tollerano che l’applicazione di certe terapie siano accettate senza sperimentazione scientifica, mentre altre terapie non possono essere applicate. Anche se le prime sono potenzialmente pericolose e le seconde invece no. Ora come allora la puzza dei soldi arriva già dagli scantinati nauseabondi della professione giornalaia, per diffondersi tra ministeri, istituzioni mediche, organi di pseudo controllo. Naturalmente a pagare sono sempre quelli che declinano possibili soluzioni a basso prezzo, persino vagamente popolari. La medicina è elite dei controsomari, dediti alla pubblicità patinata delle TV di Stato, bocciati nelle università vere, e assunti in quelle in cui il padrone era dedito a controcontrovertire la linea editoriale del giornale gestito da un direttore non abituato a inginocchiarsi.

Sono la plastica dimostrazione della loro incontrovertibile moralità. Sono quelli che ti guardano dall’alto in basso, con lo scribacchino pret a porter, pronto a puntarti il ditino contro e a dirti: “lei non sa chi sono io”.

Siete la feccia del Paese.

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La congiura dei tamponi https://www.milano-positiva.it/2020/04/17/la-congiura-dei-tamponi/ Thu, 16 Apr 2020 22:22:33 +0000 https://www.milano-positiva.it/?p=3275 I tamponi sono diventati il portato, lo statuto ontologico di ciò che soprattutto non è oggi la sanità in Lombardia: il paradigma dell’efficienza. Al contrario la piena rappresentazione di un […]]]>

I tamponi sono diventati il portato, lo statuto ontologico di ciò che soprattutto non è oggi la sanità in Lombardia: il paradigma dell’efficienza. Al contrario la piena rappresentazione di un fallimento. Nato con la Legge 23 del 2015, che oltre a sancire la reificazione della sanità privata come benchmark, voleva negli intenti declinare la medicina del territorio come seconda gamba, per eludere il rischio di una sanità ospedalocentrica, i nostri epigoni, i nostri eroi della politica lombarda, fatto salvo le debite eccezioni che ci sono sempre state, minoranza nella minoranza, hanno clamorosamente fallito. Uno di quei fallimenti che in altri momenti avrebbero riportato i black block, Rolex al polso, a mettere a ferro e fuoco la città. Invece la malattia ci costringe cogentemente a casa, e i politici a chiudersi nei palazzi.

È la perfetta rappresentazione iconografica dello stato confusionale in cui versa la Regione Lombardia. Un tratteggio di impressionismo mediatico con cui dall’afasia, s’è passati a logorroica e costante comunicazione

Sull’uso dei tamponi

Innnanzitutto: servono? La risposta è sì, se vogliamo sapere se il virus è presente nel corpo di un uomo. La risposta è no, se vogliamo saperlo con certezza. Perché la certezza è data da un quadro in cui al tampone seguano esami ematici e radiografie polmonari. Senza le quali la diagnosi certa non si può avere. Certo però che tra uno che ha il raffreddore a casa e uno che ha gli stessi sintomi ed è a casa con il Coronavirus e non sa di averlo, ce ne corre: allora il tampone è fondamentale.

Poiché per altro sappiamo da mesi che sono gli anziani i primi ad essere colpiti, non sarebbe stata una cattiva idea se i medici di base avessero fornito i nominativi da loro in cura, over 65, per fargli automaticamente i tamponi. Contemporaneamente sarebbe toccato a tutto il personale medico, paramedico e quello delle pulizie dentro gli ospedali. E allo stesso tempo alle forze dell’ordine. In una parola ai più esposti. Lo ha fatto la Regione Lombardia?

No.

La Lombardia ha lasciato sole queste categorie senza monitorarle. E malgrado i morti, e i contagiati, ha anche la protervia di dichiararsi brava competente e capace. In una parola: autoreferenziale. Non bastasse, la stessa Regione ha messo dentro le RSA i dimessi dagli ospedali con ancora i sintomi Covid-19 con le conseguenze che conosciamo grazie al coraggio delle persone che hanno perso un familiare, di denunciare. E ai giornali, La7 su tutte, di andare a ficcare il naso dentro questo casino organizzato.

I tamponi invece li hanno avuti i politici, i giornalisti conosciuti, i calciatori. La creme, del paese. Invece il popolino si deve mettere in fila e sperare nella provvidenza. L’efficienza ha radici antiche, come ci hanno indicato i compagni cinesi.

L’ultimo paradosso in questo teatro dell’assurdo. In cui il fallimento liberista trova un aiuto dal comunismo cinese, russo, cubano. Ce lo avessero detto nel 1994, quando i liberisti dissero di volerci liberare dal comunismo, non avremmo mai immaginato un finale di scena di questo tipo.

Leggi anche: https://www.milano-positiva.it/2020/04/16/gianni-zais-la-scuola-dimenticata/

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