Covid-19, poche misure ma chiare

Servono poche misure ma chiare. Invece, le metropolitane sono ancora piene. Le autostrade molto meno. I cittadini vanno al lavoro. Che altro devono fare coloro che non possono applicare lo smartworking? Chi ha invece un’impresa, chi è un libero professionista, e non ha un guadagno certo a fine mese? Che cosa deve fare?

Rinuncia al lavoro? Come paga le spese? Le bollette? Il mutuo, la macchina, la retta per la scuola dei figli o per l’asilo nido? In queste ore in cui c’è un rincorrersi di allarmi per cui dobbiamo stare tutti a casa, non c’è uno nel governo che sia sia preoccupato di dire agli italiani: “siamo in guerra, ragazzi, per quest’anno niente tasse e nessun pagamento per i mutui o per i fondi in banca. Nessuna restituzione delle rate per le macchine. Niente pagamento del bollo auto, nessun pagamento di luce acqua, gas e telefonino.” In un’economia di guerra si posticipano i pagamenti dovuti. Non potete lavorare, non si può lavorare e il governo sorveglia che prima di tutto la salute pubblica sia consentita grazie all’obbligo delle aziende bancarie, automobilistiche elettriche e del gas di non far pagare i propri utenti.

Se gli italiani fossero stati rassicurati su queste principali linee guida non assisteremmo al caos individualista cui invece siamo partecipi. Non possiamo uscire di casa ma possiamo andare al bar. Il virus corre ma intanto teniamo aperti i ristoranti. Non tutta la giornata, almeno,anche se quelli che la vendono d’asporto hanno avuto il permesso di restare aperti. Ci sono già i supermercati aperti che servono per i beni di prima necessità. Ristoranti e bar ma anche negozi di vestiti e scarpe dovrebbero restare chiusi. Invece restano aperti. Sono le solite decisioni all’italiana, per cui siamo al punto che mentre si potrebbero arrestare due sconosciuti che si baciassero in pubblico alle 18.15 sul ciglio di un bar, ieri sera s’applaudivano i calciatori che in stadi deserti al momento di un goal facevano mucchio, abbracciandosi e facendosi fotografare in posa tutti insieme allegramente per poi essere ripresi sulle principali testate sportive.

Stiamo a casa. A questo punto, fermiamo tutto. Significa fermare anche i pagamenti però. Perché non possiamo mantenere i debiti e bloccare il lavoro. Per altro non tutto stoppato: metro, bus, tram, treni e aerei vanno ancora. Fermiamo il lavoro ma consentiamo che i vettori della malattia possano ancora circolare.

Questo è procurato allarme o una scelta criminale? Che cosa aspetta il Governo a fermare tutto? Soprattutto i pagamenti? Aveva ragione Salvini. La pacchia è finita: è arrivata la povertà e la miseria. Prepariamoci. A meno di prendere atto che cultura della sicurezza significa provvedere con misure a 360°. Se si blocca il lavoro, si bloccano anche i pagamenti, subito. E si distribuisce l’amuchina gratuitamente. Non si permette invece che venga triplicato il prezzo. All’Ospedale Sacco di Milano è stato diramato l’ordine di non parlare con la stampa e di non pubblicare nulla sui social. Quando si restringono le libertà, scatta subito la logica del fascismo.

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